"Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia. Ma noi non ci arrendiamo!". Questo il commento del vicepremier italiano, Matteo Salvini, dopo che i giudici di Catania si sono espressi contro il trattenimento di cinque migranti a Pozzallo (tre egiziani e due bengalesi), che avevano chiesto lo status di rifugiati.
Dal tribunale spiegano che la lista dei Paesi sicuri indicata nel decreto adottato dal Consiglio dei ministri, poi divenuto emendamento al decreto flussi, "non esime il giudice all'obbligo di una verifica della compatibilità" di tale "designazione con il diritto dell'Unione europea" e "in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani" che "investono le libertà di un ordinamento democratico".
Un secondo stop al Decreto arriva da Roma: il giudice e presidente della sezione immigrazione del Tribunale della Capitale, Luciana Sangiovanni, ha emesso un decreto di sospensione dell'efficacia al diniego della commissione territoriale sulla richiesta di asilo di uno dei dodici migranti che erano stati trasferiti in Albania. Con questo provvedimento il magistrato rinvia alla Corte di giustizia europea il nuovo decreto sui "Paesi sicuri", sollecitando una risposta urgente e citando il recente "intervento del governo italiano".
Provvedimenti che hanno innescato le proteste della maggioranza, le nuove polemiche ed il braccio di ferro tra giudici e governo. Oltre alle già citate parole di Salvini, da Fratelli d'Italia, attacca il vicecapogruppo a Palazzo Madama Salvo Sallemi, che afferma: "Le toghe rosse tornano a colpire" aggiungendo che si vorrebbe aggirare il decreto, contravvenendo così alla richiesta degli elettori italiani di avere più sicurezza nelle proprie città.
In difesa dei magistrati è intervenuto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che spiega: "Noi non facciamo opinione sulle scelte del governo" ma "difendiamo il diritto e dovere di poter dire il 'diritto' senza essere in qualche modo condizionati né dalla paura, né dalle aggressioni".
Intanto, in quello che sembra un tentativo di distensione dei rapporti, la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi ha incontrato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli nell'ambito, si legge in una nota, "di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell'autonomia delle differenti istituzioni".
Davide Fifaco