In base a quanto si apprende, gli investigatori hanno proceduto ad ascoltare i dipendenti dell'esercizio commerciale dove è avvenuto il fatto ed anche gli addetti alla sicurezza che sono intervenuti. Nell'informativa si ipotizza il reato di furto, per il quale è stato denunciato Fassino, e una volta trasmessa toccherà alla Procura decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.
Fassino sul caso ha affermato: "Non ho detto di essere al telefono, ho detto che avevo il telefono in mano. Voglio vedere quel video, c'è di mezzo la mia storia. In vita mia non ho mai rubato nulla. Tanti anni di attività politica, di gestione della cosa pubblica, e un malinteso rischia di oscurare tutto", afferma il parlamentare. Parla poi di accanimento nei suoi confronti ed aggiunge: "Questa cosa mi fa star male, sto vivendo giorni di enorme sofferenza".
Come riporta il quotidiano "La Repubblica", Fassino auspica che il caso venga presto chiarito: "Spero che finisca qui, quello che si doveva scrivere si è scritto. È uscito tutto quello che doveva uscire". L'avvocato difensore dichiara di non aver ancora ricevuto nessuna notifica di denuncia, ma ci sono tre mesi di tempo per presentarla. Nel frattempo, le norme parlamentari assicurano a Fassino l'immunità per tutta la durata del mandato.
La versione dell'ex sindaco di Torino e il contenuto del video di sorveglianza, secondo quanto emerso, non coincidono. Gli inquirenti seguono la pista del taccheggio, con oggetto una boccetta di profumo del valore di 130 euro. Fassino assicura che si tratta di un equivoco: "Ho preso quel profumo dallo scaffale, volevo fare un regalo a mia moglie. Poi mi è squillato il telefono. Avevo un trolley in mano e, non avendo tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone in attesa di andare alle casse". Secondo la polizia, il cellulare però non compare mai nel video. Si è pensato dunque agli auricolari, ma è stato lo stesso ex ministro a specificare di "non avere le cuffie nelle orecchie".
Per Fassino potrebbe esserci una via d'uscita. L'esercizio commerciale potrebbe ritirare la denuncia nel caso in cui l'ex ministro proponesse di pagare il conto del profumo, come ha già proposto. In assenza di querela di parte, cadrebbe tutto, considerando anche il fatto che i magistrati potrebbero propendere per la tenuità del fatto.
Davide Fifaco