Foto: Reuters
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Nel suo discorso commemorativo per il 33esimo anniversario, il Presidente Zelensky, elogiando la determinazione e la forza del Paese, vittima dei continui soprusi, ha lanciato un messaggio forte e chiaro al suo omologo russo. Filmandosi dalla regione di Sumy, teatro iniziale dell'invasione, Zelensky ha definito Putin "il nonno malato della Piazza Rossa", sottolineando l'età avanzata del leader russo la sua debolezza. Ha poi sottolineato che la Russia ha invaso l'Ucraina senza alcuna giustificazione e che ora sta subendo le conseguenze delle proprie azioni. Promettendo una risposta decisa a ogni attacco che arreca sofferenza e dolore al popolo, ha ribadito l'impegno del Paese a difendere la propria sovranità, l'integrità territoriale e il proprio futuro. “Resisteremo e mai ci piegheremo alle regole imposte dagli altri” ha affermato ancora il Capo di Stato aggiungendo che Kiev è in grado di scegliere la strada da percorrere perché “è così che funziona l’indipendenza.” Anche in questa occasione, al fianco del popolo ucraino, le istituzioni europee: in un messaggio la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è congratulata per l’importante ricorrenza dichiarando “l'Europa sarà sempre accanto all’Ucraina perché l'Ucraina è parte dell'Europa”. Anche i rappresentanti della NATO hanno espresso la loro solidarietà, riconfermando l'intenzione di accogliere il Paese all'interno dell'Alleanza: “finché le armi russe non taceranno, noi non taceremo” hanno fatto sapere. Mentre i combattimenti proseguono, gli Stati Uniti hanno annunciato nuovi aiuti militari a Kiev. Nel frattempo, Zelensky, in concomitanza con le celebrazioni per l'indipendenza nazionale, in attacco alla Russia, ha sancito un provvedimento legislativo che vieta le attività sul territorio nazionale di determinate organizzazioni religiose, tra cui la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Tale decisione si inquadra in un più ampio contesto di rafforzamento dell'identità ucraina e di contrasto alle ingerenze estere, in particolare quelle provenienti dalla Federazione Russa, accusata da sempre di aggressione militare. Immediata la replica del Cremlino che accusa il Paese di perpetrare violazioni alla libertà di culto.