Era nata quasi per caso: pochi fotogrammi nella sigla del film “The Pink Panther” di Blake Edwards, pellicola che portò alla celebrità il personaggio dell’ispettore Clouseau, interpretato da Peter Sellers. La Pantera Rosa nel film era in realtà un diamante, ma nella sigla era diventato un buffo felino di colore rosa, che però fece immediatamente successo.
La rivista Time, sul numero del 27 aprile 1964, definì le animazioni del titolo “meglio del film” e spinse a riproporre la Pantera Rosa in una serie di cartoon. Ne seguirono una serie di cortometraggi e film di animazione, 124 in totale dal 1964 al 1981, ma più che l’immagine, fu forse il tema musicale a rimanere impresso nella memoria del Mondo: una base di quinte ascendente e discendente, suonato da un sassofono.

Il primo cartone animato, sette minuti a colori senza parlato, come tutti i successivi, con la predominanza del rosa, uscì nel 1964, per volontà del disegnatore Friz Freleng e del produttore David DePatie, e da lì diventò un successo planetario, con una formula costante: l’indifferente e dispettosa pantera che vanifica sistematicamente ogni sforzo o impresa dell’omino con nasone e baffetti (The Little Man), vagamente rassomigliante all’ispettore Clouseau, il tutto accompagnato dal celeberrimo tema musicale.
L’animazione era ottenuta attraverso la tecnica del rotoscopio già utilizzata per successi come Braccio di Ferro (Popeye) e Betty Boop. Le scene erano girate da attori in carne e ossa, poi il filmato veniva proiettato su vetro e le movenze, fotogramma per fotogramma, erano ricalcate dagli animatori, per ottenere un effetto molto realistico per l’epoca.
La Pantera Rosa inoltre è stata presente nelle sigle di tutti i film con l’ispettore Clouseau, diventando un personaggio apprezzato da diverse generazioni, con una costante: la musica di Henry Mancini, vera protagonista della saga della Pantera rosa.

Alessandro Martegani