
Donald Trump esenta gli smartphone, i semiconduttori e i computer dai dazi reciproci, anche quelli imposti contro la Cina, in quello che è un nuovo passo indietro e, forse, un primo segnale di allentamento sulle tariffe a Pechino. La mossa è un assist a favore di Apple e delle Big Tech schierate in prima linea al suo insediamento, ma anche un tentativo della Casa Bianca di rassicurare i mercati dopo una settimana di passione.
Le esenzioni erano state in parte anticipate da Trump, che ha quindi ribadito il suo ottimismo sui rapporti con Pechino, pur non essendoci indicazioni di contatti per provare a raggiungere una pax commerciale. Xi Jinping appare però, secondo gli osservatori, in una posizione di forza rispetto a Trump, costretto a piegarsi di fronte alle pressioni dei mercati finanziari, mentre il leader cinese ha la possibilità di andare avanti nella sua battaglia contro il "bullismo" degli Stati Uniti, così come lo ha definito. Trump dalla sua ha la possibilità di accerchiare la Cina siglando accordi commerciali sui dazi con le sue rivali in Asia: l'amministrazione è infatti intenzionata a privilegiare le trattative con Giappone, Corea del Sud, Vietnam e India per contrastare l'influenza cinese.
Nell'agenda della Casa Bianca ci sono anche le trattative con l'Unione Europea. Il commissario Ue al Commercio, Maroš Šefčovič, sarà a Washington la settimana prossima - quando è attesa anche la premier italiana, Giorgia Meloni - per un nuovo round negoziale sulle tariffe e vedrà lunedì il segretario al commercio americano Howard Lutnick, falco dei dazi, anche se negli ultimi giorni è il segretario al Tesoro, Scott Bessent, a gestire le ripercussioni di una guerra commerciale innescata dal suo stesso capo. La Casa Bianca, interpellata sulla nuova 'inversione a U', replica affermando che l'obiettivo di Trump è riportare la produzione negli Stati Uniti: le aziende devono lasciare la Cina e tornare in patria.
Valerio Fabbri