"Il nemico, con l'aiuto dei suoi padroni occidentali, sta eseguendo i loro ordini. L'Occidente è in guerra con noi usando gli ucraini." Sono queste le parole che Presidente Vladimir Putin, citato da fonti di stampa, ha utilizzato durante una riunione d'urgenza di ieri sera commentando gli avvenimenti degli ultimi giorni. Parole di forte condanna contro l'Ucraina alla quale ha promesso conseguenze importanti per l'offensiva che l'esercito di difesa sta portando avanti in territorio russo e non solo. Ha assicurato di liberare presto le zone occupate dal nemico, colpevole di alimentare l'odio e il panico nella popolazione. Di fronte a questa nuova fase del conflitto, Putin ha ribadito l'impossibilità di avviare un qualsiasi tipo di dialogo: "che tipo di trattative ci possono essere con coloro che bombardano indiscriminatamente i civili e che cercano di creare minacce alle strutture nucleari" ha dichiarato aggiungendo che con "non c'è più nulla di cui parlare" con Kiev. Nel corso di un incontro con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, i vertici militari hanno affermato che l'esercito ha intenzione di continuare a condurre un'avanzata nella regione di Kursk rivendicando il controllo di circa 1.000 chilometri quadrati. Lo riporta Ukrainska Pravda. Il governatore della regione russa ha dichiarato che l'Ucraina controlla 28 insediamenti nella provincia di confine e che le forze di Kiev sono avanzate di 12 chilometri in Russia durante l'incursione iniziata il 6 agosto. Mosca ha annunciato un massiccio rinforzo delle sue truppe nell'area, inviando ingenti quantità di uomini e mezzi, mentre sostiene di aver inflitto pesanti perdite alle forze militari del Paese invaso. Hanno inoltre affermato che le forze ucraine avrebbero utilizzato armi chimiche in un attacco di artiglieria nella regione di Belovo, causando intossicazioni tra alcuni civili e membri delle forze dell'ordine. Queste accuse sono state prontamente respinte dalla controparte. L'esodo di massa dalla regione russa sotto assedio continua senza sosta: oltre 120.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni rifugiandosi in zone più sicure.
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