Il leader del movimento libanese Hezbollah ha affermato che "l'attesa fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica". Alcuni funzionari statunitensi hanno affermato, negli ultimi giorni, l'Iran avrebbe spostato alcune postazioni dei lanciamissili e condotto esercitazioni militari. Secondo le ultime notizie però, Teheran potrebbe anche cambiare idea o addirittura rinunciare all'attacco contro lo Stato ebraico. A riferirlo il quotidiano Washington Post, che cita fonti della Casa Bianca che parlano di "forte pressione da parte dei corpi diplomatici." L'Iran sarebbe stato informato che le conseguenze delle sue scelte potrebbero destabilizzare l'intero regime islamico, specialmente in questo nuovo contesto politico, dopo l'insediamento del nuovo Presidente Masoud Pezeshkian. Gli Stati Uniti hanno comunque ribadito, che in caso di espansione del conflitto, difenderanno loro stessi e Israele in "modo appropriato." Lo Stato ebraico, nel frattempo, mantiene lo stato di massima allerta e dichiara di essere pronto "sia per la difesa sia per l'attacco e di proseguire verso la vittoria". Il Premier Benjamin Netanyahu parlando ai cittadini ha esortato alla calma e alla compostezza. Visitando poi una base di reclutamento dell'esercito ha più volte ringraziato le truppe definendole "la spina dorsale della Nazione." Proseguono intanto le richieste di pace e moderazione da parte del mondo politico internazionale. Anche Papa Francesco incontrando l'ambasciatore di Israele Raphael Yaakov Schutz, ha espresso preoccupazione per gli ultimi avvenimenti: "Ribadisco il mio appello affinché la guerra non si estenda ancora di più e a un immediato cessate il fuoco a partire da Gaza" ha dichiarato il Pontefice. Nella Striscia, secondo l'ultimo bilancio rilasciato dal Ministero della Salute, i morti sarebbero ormai 40.000.
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