Dopo le borse asiatiche ed europee, nel pomeriggio è stata Wall street a certificare, dal punto di vista finanziario, la vittoria di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca.
La borsa americana ha aperto subito in positivo di tre punti, spinta dalle promesse fatte in campagna elettorale dal Tycoon di maggiore liberalizzazione dell’economia interna e di protezionismo dalla concorrenza dei prodotti cinesi tramite dei dazi, oltre che in generale dalla prospettiva di maggiore stabilità del governo a elezioni concluse.
La vittoria di Trump ha anche determinato una salita del dollaro e una vendita dei titoli di stato americani, in vista di nuove emissioni con rendimenti più alti, visto che è previsto un maggior ricorso al debito pubblico.
Tutti segnali che farebbero anche pensare a una possibile ripresa, o almeno un rallentamento della discesa dell’inflazione, con la possibilità che la banca centrale americana rinvii ulteriormente i tagli ai tassi d’interesse. In calo invece oro e petrolio.
Discorso diverso per le borse europee che, dopo aver aperto in positivo, spinte dalla prospettiva di stabilità e da un rilancio dell’economia mondiale, hanno perso forza fino a girare in negativo, a causa della debolezza di banche e utility, ma anche dal possibile impatto del nuovo corso di Washington sull’economia green (anche se il taglio agli incentivi alle auto elettriche potrebbe rilanciare il mercato anche delle auto europee negli Stati Uniti), e sulle esportazioni.
Trump in campagna elettorale aveva promesso dazi anche verso i prodotti europei, ma a temere maggiormente la possibile guerra commerciale annunciata dal candidato repubblicano (Trump ha intenzione d’imporre dazi pari al 60 per cento sui prodotti cinesi e al dieci per cento sulle merci di altri paesi) è la Cina, che ha girato in negativo per tutta la giornata, con gli investitori spaventati dalle dichiarazioni del candidato repubblicano sulla volontà di aumentare i dazi sulle importazioni cinesi, e in generale di avviare uno scontro economico con il colosso asiatico, che proprio in queste settimane ha avviato una forte azione di rilancio della propria economia.
Positiva anche al borsa russa, che ha avuto un'inpennata in apertura, spinta dalla possibilità che la maggior vicinanza fra Trump e Putin possa contribuire a risolvere la crisi in Ucraina.
I rialzi più decisi però riguardano le criptovalute, un settore che sembra legato alle sorti di Trump, dopo l’annuncio del leader repubblicano di voler rendere gli Stati Uniti la patria del Bitcoin e delle criptovalute. Proprio la criptovaluta più famosa, il Bitcoin, ha avuto un immediato rialzo dell’otto per cento, sfondando il tetto dei 75 mila dollari per singola valuta.
Alessandro Martegani