Una tempesta in un bicchiere d'acqua, o meglio per un bicchiere d'acqua. Potrebbe essere questa boutade a riassumere lo spiacevole episodio accaduto oggi a Lubiana ad Aleš Hojs, esponente di spicco del Partito democratico sloveno, di cui guida la sede della capitale, nonché fidato braccio destro di Janez Janša, nel cui governo gestì con diverse polemiche l'ordine pubblico durante la pandemia, fra le numerose e rumorose proteste di piazza che si susseguirono in un crescendo di tensione, oltre a difendere la costruzione di barriere metalliche e filo spinato lungo il confine con la Croazia.
E l'episodio che egli stesso ha denunciato denota che qualche residuo di tensione resiste ancora fra il ministro e la cittadinanza. Secondo quanto spiegato da Hojs sul suo profilo Twitter, un uomo non ancora identificato lo ha prima minacciato dal tavolo a fianco e poi gli ha rovesciato un bicchiere d'acqua sulla testa. Pronto e tempestivo l'intervento delle forze dell'ordine, secondo la ricostruzione di Hojs, che ha parlato di grande professionalità del corpo di polizia. Stesso apprezzamento che ripeteva quando ne era a capo e gli agenti erano nel mirino della critica per la gestione spesso muscolare dei manifestanti. E l'uomo che ha aggredito Hojs ha fatto riferimento proprio alla sua esperienza di governo e all'infelice gestione dell'ordine pubblico.
Al portale Nova24TV Hojs si è detto convinto che la polizia risolverà rapidamente il caso, così come accaduto per l'aggressione subita dalla direttrice dell'organizzazione non governativa Istituto 8 marzo, Nika Kovač. Silenzio e nessuna solidarietà dalle forze politiche, forse anche per evitare che un bicchiere d'acqua si trasformi in tempesta.
Valerio Fabbri