In Slovenia il castoro è stato avvistato ufficialmente per la prima volta nel 1998 alla confluenza dei fiumi Radulja e Krka. Si trattava di esemplari provenienti dalla Croazia, anche se il castoro è considerato una specie autoctona estintasi alla fine del XVIII secolo a causa della caccia eccesiva, dovuta all’uso della sua pelliccia per cappelli e vestiti e di alcuni estratti ghiandolari utilizzati come trattamenti medici. Inoltre la chiesa cattolica considerava il castoro un pesce e perciò la sua carne veniva consumata durante la quaresima, quando era vietato il consumo di quella rossa.
Allo stato attuale non ci sono stime esatte sul numero di esemplari che vivono in Slovenia, ma secondo il ministero dell’ambiente nel 2015 erano state individuate 60 nuclei familiari per un totale di 300-400 esemplari. Il castoro rientra tra le specie protette, e quindi i ricercatori prevedono una crescita della sua popolazione, che sul lungo potrebbe causare cambiamenti agli ecosistemi acquatici.
Per ora ciò non è visibile, ma ci si sta muovendo per capire come gestire i mutamenti che potrebbe apportare questo animale famoso per la sua capacità di costruire dighe che influiscono sui corsi d’acqua, causando in alcuni causi problemi idrologici e inondazioni. Inoltre i castori hanno già causato danni a coltivazioni di vario genere, tanto che lo stato è dovuto intervenire per rimborsare i danni ai proprietari dei terreni. Perciò, sottolineano i ricercatori ,di fondamentale importanza per sviluppare una buona convivenza tra uomo e castoro saranno interventi mirati a risarcire possibili danni e progetti per diffondere la conoscenza di questo animale nelle aree in cui vive.
Barbara Costamagna