La situazione per ora in Slovenia sembra continuare a migliorare almeno sul piano ospedaliero, con i ricoveri che si sono in pratica dimezzati rispetto a qualche settimana fa e il numero relativamente contenuto di pazienti in terapia intensiva. Nonostante il calo del numero dei positivi per giorno, la percentuale sui tamponi invece sembra essersi stabilizzata, sul 20% del totale. A preoccupare ora la presenza della variante inglese nel paese che secondo gli ultimi dati forniti dall’istituto di microbiologia sta aumentando tra le infezioni rilevate.
La situazione nella regione costiero carsica resta la peggiore nel paese, con l’incidenza di 710,2 casi ogni 100.000 abitanti sui quindici giorni (quella nazionale è di 539) e 397 sui sette giorni (la nazionale è pari a 256,3). Capodistria resta con 49 positivi il comune-città con più contagiati dopo Lubiana che conta 116 casi; ma anche Pirano ha raggiunto i primi posti della classifica giornaliera con 17 nuovi contagi.
La variante inglese e quelle sudafricana e brasiliana sono da monitorare attentamente, ha detto il capo del gruppo di esperti del governo Bojana Beović, vista la loro diversa sintomatologia e la loro maggiore mortalità, che potrebbe causare una terza ondata dell’epidemia, contenibile con il rispetto da parte della popolazione delle misure in vigore e con la campagna di vaccinazione in corso.
Nel 2020 sono state effettuate circa 7.000 ispezioni, ha detto Slavko Krištofelc, direttore delle ispezioni della sicurezza e della salute dell'ispettorato del lavoro, pari a 2.000 controlli in più rispetto all'anno precedente. Nell'anno appena conclusosi sono state riscontrate circa 8.000 violazioni, ma il lavoro dell'ispettorato continua visto che la situazione resta delicata soprattutto sui posti di lavoro. La modalità migliore in questa fase ha concluso Krištofelc, continua ad essere quando possibile lo smart working, con il quale si evita inutili assembramenti.
Barbara Costamagna