La pandemia ha innescato tutta una serie di fattori che hanno peggiorato la situazione già' precaria di alcune categorie di lavorator, acuendo le disuguaglianze e favorendo la ricchezza e il potere di pochi, ha rilevato il segretario generale della Confederazione sindacale costiera KS 90 Damjan Volf. In due anni è aumentato spaventosamente il numero delle persone che vivono al sotto la soglia di povertà, oggi circa 243 mila persone, numeri che collocano la Slovenia tra i sette paesi europei con il tasso di povertà più elevato. Tra le categorie più vulnerabili gli anziani, che percepiscono pensioni al limite della sopravvivenza, gli studenti e i lavoratori che percepiscono il salario minimo, e spesso non arrivano neppure a quello, pur sottoponendosi a turni massacranti, in condizioni precarie. Anche il lavoro da casa, attuato in tempo di covid che alcune aziende continuano a mantenere, ha inferto un duro colpo al comparto, ha sottolineato Volf che ha comunque evidenziato come invece il tasso di occupazione sia a livelli record.
In Slovenia mancano i lavoratori specializzati, carente anche la manodopera che anni fa proveniva dalle repubblicche dell'ex Jugoslavia, oggi bisogna cercare i lavoratori fuori dall'Europa, come Sud America, India e Pakistan, parlando della Kolektor che sta realizzando tra gli altri anche il secondo binario tra Capodistria e Divaccia. I fiduciari sindacali di altre sigle che operano in seno alla Confederazione 90 come quelle del trasporto pubblico, dell'edilizia, della scuola o delle operatrici delle case di riposo hanno parlato di situazione molto grave, di manodopera sfruttata e sottopagata. I sindacati chiedeno pertanto interventi più incisivi da parte dei datori di lavoro e soprattutto del Governo, altrimenti le parti sociali, dicono, sono pronte ad indire nuovi scioperi. La firma dell'accordo tra il Governo e sindacati sull'aumento degli stipendi nel settore pubblico è solo fumo negli occhi. Ci vuole di più, hanno rimarcato. (ld)