In una nota, la presidente Nataša Pirc Musar ha sottolineato l'importanza del voto che permette ai cittadini europei di prender parte al processo decisionale in merito alla direzione che prenderà in futuro l'Unione europea. "Impedire ai cittadini di partecipare alle elezioni è inammissibile", ha evidenziato, sottolineando come la Slovenia sia uno dei paesi che ha maggiormente sostenuto la Bosnia ed Erzegovina nel suo percorso verso l'integrazione europea. Per Pirc Musar la decisione di ostacolare il voto presso l'ambasciata slovena a Sarajevo risulta quindi ancora più incomprensibile. Al contempo ha sottolineato come decisioni simili rappresentano un freno alla prospettiva europea della Bosnia, sottolineando di sperare che il Paese rispetti comunque lo stato di diritto. La ministra degli Esteri Tanja Fajon ha dal canto suo definito l'inaccettabile mossa del governo bosniaco una decisione contraria sia ai valori Ue che all'iter processuale in materia di elezioni. Dopo aver preso parte al voto anticipato, Fajon ha annunciato di aver già convocato l'incaricato d'affari ad interim bosniaco in Slovenia per esprimere il proprio disappunto e chiedere spiegazioni in merito. Al contempo ha fatto sapere che l'ambasciata slovena in Bosnia Erzegovina così come il ministero degli Esteri sloveno continuano a lavorare per trovare una soluzione. Per Fajon si tratta di una decisione politicizzata; gia' durante la prima votazione, la scorsa settimana, il Consiglio dei ministri bosniaco non ha infatti appoggiato la proposta, osteggiata in particolare dai ministri in quota alla Repubblica Srpska a causa del sostegno dei tre Paesi, tra cui la Slovenia, alla risoluzione Onu sul genocidio di Srebrenica.
M.N.