Su 40 candidature provenienti da 33 città europee, il Centro Rog è stato fra i dieci selezionati come centri europei per il Patrimonio Culturale, per la trasformazione verde, digitale e sociale che è riuscita a realizzare nel contesto urbano dove si trova. In settimana il sindaco di Lubiana, Zoran Janković, ha avuto di che gioire ancora una volta per un riconoscimento continentale, che contribuisce a dare sempre più lustro e vigore alla capitale, che da quando è diventata capitale europea verde ha vissuto una crescita esponenziale che il coronavirus ha solo rallentato.
Nonostante le critiche e le polemiche che hanno accompagnato la ricostruzione di Rog, che da centro alternativo semi-abbandonato è diventato un polo artistico e culturale di grande attrattività, il riconoscimento da Bruxelles arriva in un momento in cui ancora combatte per scrollarsi di dosso l'immagine di vetrina della sinistra al caviale lubianese. In realtà si tratta di un successo che parte da lontano, perché il progetto pilota "Rog Lab" aveva ricevuto il premio della rete Eurocities per l'innovazione già nel 2018. Per Janković si tratta di un risultato internazionale che, parole sue, dovrebbe "chiudere la bocca a coloro che avevano tanto da dire sulla ristrutturazione di Rog". Toni che non servono certo a placare le polemiche, perché se la protesta degli ex occupanti sembra aver perso vigore, dopo una serie di manifestazioni che hanno richiesto anche l'intervento della polizia, è la cittadinanza stessa a non essere convinta fino in fondo del progetto. Perché Rog è il classico bello senz'anima, questa la definizione più ricorrente, che comunque ora si trova in compagnia di città del calibro di Barcellona, Stoccolma o Glasgow, per citare alcune delle dieci città che, come Lubiana, hanno ottenuto il riconoscimento di centro europeo per i Beni Culturali per progetti e buone pratiche. Quantomeno sulla carta.
Valerio Fabbri