Un rapporto straordinario sulla condotta della polizia nel contenimento delle proteste a Lubiana nel 2020 e nel 2021, disposto dalla responsabile dell'Interno Tatjana Bobnar, ha evidenziato numerose irregolarità e carenze, sia di natura sistemica che per iniziative individuali. Il ministero ha già preparato gli emendamenti legali e inviato il rapporto alla procura della Repubblica per procedere per le vie legali. Ma se la responsabilità politica è da ricondurre all'ex capo di governo, Janez Janša, al ministro di allora, Aleš Hojs, il rapporto di oltre 160 pagine rileva anche delle carenze da un punto di vista normativo e legislativo.
E se la condanna politica della gestione delle proteste di piazza è netta, rimane quindi aperta la questione relativa a norme e procedure per la gestione della sicurezza. Il giorno di una delle proteste, per esempio, nella sede operativa della polizia erano presenti Hojs e il segretario di Stato per la sicurezza nazionale presso l'ufficio del premier, Žan Mahnič, che come primo atto del governo Janša licenziò proprio Bobnar, allora al vertice della polizia. Come ha spiegato oggi il direttore ad interim del dipartimento per la sicurezza del ministero dell'Interno, Slavko Koroš, il documento rileva che fra le altre misure che non sono vietate dai regolamenti interni della polizia c'è anche l'utilizzo degli idranti miscelato con agenti gassosi, o ancora si sottolinea l'assenza di procedure per il fermo dei manifestanti.
Come ha spiegato Koroš, i risultati richiedono un'analisi seria e misure immediate per evitare che tali anomalie si ripetano. E' probabile che rientrino anche in quest'ottica le divergenze fra Bobnar e il capo del governo, Robert Golob, sulle interferenze della politica nell'operato della polizia.
Valerio Fabbri