Il 2021 in Slovenia ha fatto registrare quasi 15000 incidenti sul lavoro, 14 dei quali si sono rivelati mortali. E' racchiusa in questi crudi numeri la complessità del tema sicurezza sul lavoro, secondo un'indagine resa nota dall'Istituto nazionale per la salute pubblica, che segnala comunque una tendenza in netto calo rispetto al 2020, quando però nella casistica rientravano anche le infezioni da coronavirus contratte sul luogo di lavoro. Nel confronto con il 2019, infatti, l'ultimo dato registrato desta qualche allarme, poiché in crescita di quasi il 15% per quel che riguarda gli infortuni cosidetti "comuni", segnale di una situazione che la Federazione dei sindacati liberi della Slovenia definisce preoccupante.
Anche l'Istituto per la salute pubblica ritiene grave il problema, per questo ha deciso di svolgere un monitoraggio costante e approfondito della salute sui luoghi di lavoro perché riguarda 900mila occupati, quasi uno sloveno su due. Secondo gli esperti dell'istituto, infatti, la questione infortuni sul lavoro rappresenta uno dei principali problemi sociali ed economici e uno dei più importanti indicatori negativi dello stato di salute della popolazione attiva.
La maggior parte degli infortuni sono stati registrati nella fascia di lavoratori tra i 35 e i 44 anni, con un'incidenza quasi doppia tra gli uomini rispetto alle donne, anche se non tutti i sinistri che realmente accadono vengono poi di fatto denunciati, poiché la notifica dell'infortunio da parte del datore di lavoro, obbligatoria per assenze superiori a un giorno, e la conferma da parte del medico significano che il dipendente ha diritto a un'indennità del 100% per il periodo di congedo per malattia.
E' per questo che, secondo gli autori dell'indagine, una ricetta per migliori condizioni di lavoro risiede in un monitoraggio costante e sempre più ampio.
Valerio Fabbri