Multe salate per le aggressioni verbali, ma all’orizzonte c’è anche l’ipotesi di perseguire d’ufficio le offese ai pubblici ufficiali, politici compresi. La scorsa primavera alcuni deputati passarono un brutto quarto d’ora appena usciti dal parlamento quando al loro indirizzo volò più di qualche insulto ed anche qualche sputo, dopo che avevano votato una legge che avrebbe consentito di continuare ad attuare una serie di misure restrittive in caso di epidemie. La vicenda non mancò di scatenare una serie di accuse sulla polizia, che non avrebbe saputo tutelare a dovere i parlamentari. Intanto le contestazioni, anche urlate, nei confronti della leadership slovena stanno diventando una consuetudine. La più spettacolare è andata in scena qualche settimana fa, quando i manifestanti antigovernativi, che protestano ogni venerdì, hanno incontrato sul Tricorno il ministro della Difesa, Matej Tonin, quello dell’interno Aleš Hojs ed il capo del Governo Janez Janša. Dai partiti di Governo non manca di emergere anche un sempre maggior fastidio per le contestazioni organizzate fagli oppositori. Venerdì scorso i manifestanti hanno attaccato i loro manifesti e pronunciato i loro discorsi, davanti alle sedi dei partiti politici in Slovenia e più di qualche malumore ha suscitato l’ennesima manifestazione davanti al ministero della Cultura, reo di aver iscritto nel registro delle organizzazioni di pubblico interesse anche una associazione in cui presidente viene accusato di avere simpatie naziste.
La proposta naturalmente ha subito scatenato le ire del centrosinistra, da cui non sono mancati di piovere strali all’indirizzo del governo e dei suoi sostenitori, accusati di voler mettere un bavaglio alla democrazia ed alla libertà di parola a suon di multe.
Stefano Lusa