L'ente radio-televisivo pubblico entra ufficialmente in una nuova fase dopo un anno vissuto sulle montagne russe. Con la decisione della Corte costituzionale di revocare la sospensione dell'attuazione di parte dell'emendamento alla legge sulla RTV Slovenia il nuovo consiglio di programma è questione ormai di giorni, forse qualche settimana, in attesa della convocazione formale che l'attuale direttore ad interim, Andrej Grah Whatmough, con le valigie pronte da mesi, ha già annunciato di essere pronto a convocare entro il termine prescritto dalla legge. La strada è ormai segnata e va nella direzione promessa in campagna elettorale da Movimento Libertà, ribadita poi nell'accordo di governo con i partner di coalizione Socialdemocratici e Sinistra (Levica): fuori la politica dal servizio pubblico. Secondo gli auspici della nuova legge su RTVS, infatti, la società civile avrà un peso determinante nel consiglio di amministrazione grazie a una maggiore rappresentanza, mentre le influenze dirette e indirette della politica rimarrano fuori da ogni logica lavorativa.
L'ufficialità della notizia è arrivata nel tardo pomeriggio, ma già verso l'ora di pranzo si era diffusa l'indiscrezione, accolta con entusiasmo e soddisfazione dal Comitato di sciopero dell'ente, che tramite la leader della protesta, Helena Milinković, aveva parlato di "decisione che riconosce l'importanza del servizio pubblico e dà un segnale di libertà e democrazia a tutto il paese".
Per arrivare a questo risultato è stato necessario aggirare, più che superare gli ostacoli che il governo conservatore di Janez Janša aveva disseminato lungo il percorso. Prima di abbandonare i palazzi del governo, Janša aveva proposto una legge per bloccare i cambiamenti annunciati da Golob in campagna elettorale. Bocciata la proposta aveva fatto allungare i termini chiedendo un referendum consultivo, prevedibilmente cassato dalla nuova maggioranza. A questo punto il governo è riuscito a fare approvare la sua riforma della RTV a cui è seguito un referendum. L'ultima trincea erano i direttori considerati vicini alla vecchia maggioranza, che hanno trovato una sponda inaspettata nel ricorso in appello alla Corte costituzionale, dove i giudici bloccano gli articoli della legge per i cambi dei direttori, senza però entrare nel merito della più ampia architettura legislativa. Per uscire da questa empasse serviva una maggioranza assoluta della Corte, un orizzonte sempre più lontano fino alla decisione odierna con maggioranza semplice. Grazie a 4 voti favorevoli, 2 astenuti e 1 contrario, la Corte revoca la sospensione della legge e spiana la strada per un nuovo consiglio di amministrazione, evitando anche l'iter parlamentare preparato dalla maggioranza per le prime settimane di giugno, per defenestrare gli attuali membri del Consiglio di programma.
Il capo dello Stato, Nataša Pirc Musar, ha accolto con favore la decisione, ma ha anche ribadito il suo invito al massimo organo di giudizio a prendere una decisione definitiva il prima possibile. Soddisfazione espressa anche dal premier, Robert Golob, che ha parlato di trionfo della democrazia e della società civile. Di tenore opposto le dichiarazioni di Janša, che ha tuonato contro la Corte costituzionale che, secondo lui, con la decisione odierna ha posto fine allo stato di diritto nel paese.
Valerio Fabbri