Il lavoro realizzato dal fotografo, pubblicista e restauratore delle imbarcazioni tradizionali Slobodan Simič-Sime è un importante testimonianza non solamente tecnica, ma anche umana della vita nelle saline di Sicciole. Nella monografia, oltre alla presentazione dettagliata delle imbarcazioni tradizionali usate in passato nelle saline, come pure i metodi di trasporto del sale, con le manovre che richiedevano grande abilità per potersi muovere tra i canali, nel libro viene dato spazio pure all’aspetto umane delle persone, i salinai di Pirano con la raccolta di numerosissime testimonianze. Come ha spiegato l’autore del volume
“Il libro è unico nel suo genere, anche a livello mondiale. Nessun paese che si occupa con la produzione del sale non ha finora pubblicato alcun libro su tale argomento, ha spiegato Simič riferendosi anche agli aspetti tecnici legati alla descrizione dettagliata del trasporti lungo i canali. A quanto sembra siamo gli unici in questo momento ad aver descritto tutte le imbarcazioni tradizionali in ben tre volumi”, ha spiegato l’autore
Il lavoro nelle saline di Sicciole era duro, il sale veniva definito come un dono di dio ma allo stesso tempo una maledizione. “Questo lavoro aveva ben poco della visone romantica che spesso narriamo“ dice Simič “le saline in questione obbligava le persone a trasferirsi da Pirano per vivere nella saline, tutta la citta si trasferiva per 6 mesi”.
Franco Juri, direttore del Museo del mare “Sergej Mašera” di Pirano ha detto che “Si tratta di un libro molto importante e compatibile con ciò che il Museo del mare sta portando avanti, quindi la conoscenza e lo studio di tutti gli aspetti delle saline, del lavoro dei salinai, ma anche delle imbarcazioni. In questo caso si tratta di una documentazione basta anche su testimonianze dei personaggi che hanno vissuto un’epoca a Pirano e nelle saline e che hanno fatto uso di tutti i tipi di imbarcazioni tradizionali per portare il sale fino alla costruzione delle “Maone” che erano appositamente costruite per il trasporto del sale senza motore e che venivano trainate. L’approccio dell’autore è vicino alla gente ed è adatto ad un pubblico più vasto e ne siamo lieti perché’ questo è anche il compito del nostro museo”.
Dionizij Botter