Foto: BoBo
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Katja Zabukovec Kerin dell'Associazione per la Comunicazione Nonviolenta, Petra Meterc dell'Istituto 8 marzo e Goran Lukić dell'Ufficio di consulenza al lavoro, hanno rinnovato l'appello al Ministero del lavoro, a rispondere alle proposte recapitate al dicastero già a gennaio da inserire nella legge sui rapporti di lavoro inerenti alla tutela delle vittime di violenza, proposte che finora non hanno avuto risposta da parte del Ministero del Lavoro.

"In occasione dell'8 marzo non abbiamo bisogno di promesse, parole gentili e slogan di protesta rivolte a coloro che detengono il potere decisionale, ma di azioni concrete da intraprendere per contribuire a costruire una società libera da molestie e violenze sessuali" - hanno sottolineato le tre organizzazioni.

La Legge sui Rapporti di Lavoro è stata pensata per offrire alle vittime di violenza la possibilità di avere orari di lavoro più brevi, dieci giorni aggiuntivi di congedo retribuito per anno solare, una particolare protezione legale e una tutela in relazione agli orari di lavoro sfavorevoli. Le tre organizzazioni hanno evidenziato che la violenza perpetrata sulle donne in ambito familiare è anche una violenza economica. Le donne vittime di gesti inaccettabili, umilianti che destabilizzano, volti ad un esercizio del potere che controlla, sminuisce, denigra, opprime e sottomette la figura femminile, hanno assolutamente bisogno di aiuto.

Per sottrarsi all'oppressore, per ribellarsi, queste donne, devono avere le possibilità di trovare l'autosufficienza. Prospettiva questa con mille incognite. Molto spesso, come ben sappiamo, le donne vittime di violenza familiare non sono economicamente autosufficienti e ricominciare per loro, specie se con figli a carico, ha più di un significato, da qui la necessità di una legge che consenta a queste donne di fornire gli strumenti necessari per cominciare una nuova vita.

Corrado Cimador