Se la prendono con noi perché siamo la parte più vulnerabile della società, siamo i nuovi "cancellati", ma con oggi è chiaro che la nostra pazienza è finita e non possiamo più aspettare. E' racchiusa in questo concetto lanciato dal palco il cuore del messaggio della manifestazione dei pensionati che si è tenuta a Lubiana, a distanza di meno di un mese dal secondo raduno che aveva chiamato a raccolta tutti i pensionati dalla Slovenia per un aumento delle pensioni in vista della riforma pianificata dal governo.
Questa volta però le rivendicazioni di un gruppo sociale sono diventate una protesta antigovernativa, che ha visto anche la partecipazione non marginale di giovani e meno giovani insoddisfatti con l'operato del governo. E per lanciare ancora più forte il proprio messaggio gli organizzatori hanno pianificato una marcia per le vie del centro, rimasto paralizzato per quasi un'ora.
Secondo gli organizzatori in piazza della Repubblica c'erano oltre 41 mila persone. Cifra forse gonfiata, ma comunque plausibile, considerando che già dalle prime ore del pomeriggio la piazza e le vie intorno al Parlamento si andavano riempendo di persone arrivate da ogni angolo del paese. Quel che è certo è che la promessa fatta meno di un mese fa di proseguire la protesta è stata mantenuta, e questa volta è stata anche allargata ad altri settori della società civile, ufficialmente senza alcuna sigla partitica, anche se erano chiare le aree di riferimento dei manifestanti, tutte riconducibili al centro-destra, con qualche presenza pittoresca e alcuni richiami alle proteste delle bicilette che hanno accompagnato il governo Janša.
Oltre al tema delle pensioni, con richieste di aumento del 20 e del 15% per le pensioni sotto i 1000 e i 1500 euro, parole dure sono state indirizzate al premier Robert Golob, di cui chiedono le dimissioni perché troppo distante dai problemi della gente reale, oltre che colpevole di dialogare solo con lobbisti vecchi e nuovi. Alla presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, che secondo loro non dà la stessa dignità di dialogo a tutti i segmenti della società, e alla presidente della Camera, Urška Klakočar Zupančič, rea di non aver voluto accogliere la loro proposta popolare di riforma del sistema sanitario nazionale.
Dopo questa terza manifestazione sembra chiaro che le rivendicazioni dei pensionati sono ormai un fatto politico. O, come ha ripetuto più di un manifestante, oggi è un nuovo inizio.
Valerio Fabbri