Prosegue da questa mattina la maratona parlamentare per l'interpellanza nei confronti della ministra dell'Interno, Tatjana Bobnar, accusata dal Partito democratico sloveno di mandare un messaggio di debolezza con la rimozione delle barriere anti-migranti lungo il confine con la Croazia. Nell'accavallarsi di accuse e testimonianze che si sono susseguite in Aula, emerge ancora una volta la dicotomia parlamentare secondo la quale la maggioranza sostiene compatta Bobnar, mentre l'opposizione dei Democratici e di Nuova Slovenia voterà per la sfiducia, anche se il partito di Matej Tonin si attesta su posizioni più moderate rispetto a quelle della formazione di Janez Janša.
Dalle fila del partito Democratico non solo Branko Grims, capofila della questione migrazioni e firmatario dell'interpellanza, ma anche Žan Mahnić ha utilizzato toni duri per criticare Bobnar. Secondo Mahnić, infatti, la decisione di rimuovere le recinzioni invia un messaggio di debolezza, un segnale che i migranti sono i benvenuti in Slovenia, mentre il governo dovrebbe fare di tutto per proteggersi da una possibile nuova ondata. Mahnić ha anche sollevato dubbi su un ulteriore stanziamento di 50 milioni per la gestione delle migrazioni assegnata al ministero dell'Interno - un modo per far aumentare richieste d'asilo spesso infondate, invece che prendersi cura degli anziani, secondo il deputato democratico. Critica, ma meno dura la posizione di Nuova Slovenia, che giudica frettolosa la scelta di togliere ogni protezione senza un piano B. Nel calderone del confronto parlamentare, il partito cattolico-conservatore segnala anche la gravità dell'abolizione dell'attività della Polizia stradale sulle autostrade, fattore che crea un ulteriore livello di insicurezza.
Il voto dei parlamentari, che non dovrebbe riservare sorprese e vedere quindi respinta la sfiducia nei confronti di Bobnar, è atteso in serata.
Valerio Fabbri