Nelle decisioni del rapporto preliminare, approvato lo scorso 10 gennaio, si propone alla Camera di Stato di invitare alle dimissioni il Ministro dell'Interno Aleš Hojs; l'invito alle dimissioni riguarda anche i segretari di stato Franc Kangler e Božo Predalič. In poco più di sei mesi la Commissione d'inchiesta ha ascoltato venti testimoni; il presidente dell'organismo, Rudi Medved, della Lista Šarec, afferma che le audizioni e i documenti visionati hanno confermato che nella polizia slovena le cose stanno procedendo secondo gli ordini che arrivano dalla politica. Per quanto riguarda i pareri separati, i contenuti del documento messo a punto dal leader del Partito Nazionale Zmago Jelinčič non sono stati resi noti in quanto riguardano anche dati personali sensibili, quindi coperti da riserbo. Se verrà esaminato dall'Aula, quella parte dei lavori dovrà essere a porte chiuse, ha fatto presente Medved. Ha invece illustrato la sua posizione il deputato dell'SDS Dejan Kaloh, molto critico nei confronti del rapporto stilato dalla commissione. Le constatazioni più importanti dell'organismo parlamentare vengono valutate da Kaloh come fuorvianti, anche dannose, quindi le respinge in toto. Ha ricordato che sono stati ascoltati 20 testimoni; 17 di loro, secondo Kaloh, hanno respinto oppure non confermato i sospetti, i rimanenti tre non hanno fornito prove tali da convalidare le loro affermazioni. Un rapporto, sempre secondo Kaloh, con molte incoerenze, contraddizioni e accertamenti parziali, tali da non meritare il sostegno del Parlamento. Critiche già respinte dal presidente della commissione. Medved ha annunciato la messa a punto in tempi brevi del rapporto finale, dovrebbe essere pronto per la sessione di marzo della Camera di Stato. "Non mi faccio illusioni", ha detto, "che le conclusioni vengano approvate; con il lavoro della commissione è stato comunque raggiunto lo scopo di avvertire l'opinione pubblica slovena che quanto sta succedendo nella polizia è del tutto inaccettabile".
Delio Dessardo