La chiusura del confine, voluta nel marzo dello scorso anno dal governo Šarec, non aveva mancato di scatenare una ridda di polemiche in regione ed -a dire il vero - anche qualche consenso. All'epoca la situazione epidemiologica in Italia era molto peggiore, rispetto alla Slovenia, dove i casi di coronavirus si potevano contare ancora sulle dita delle mani. Sulle transenne, i massi, la ghiaia riversata sulle strade dei valichi secondari, ma soprattutto la rete issata in piazza della Transalpina, tra Gorizia e Nova Gorica, sembrava dissolversi il sogno di un’area transfrontaliera e senza confini. Alla fine, quelle barricate vennero rimosse, con grande soddisfazione, soprattutto nella zona del goriziano.
Le successive chiusure, dettate dall’aggravarsi della situazione epidemiologica nel paese, avevano portato a nuove restrizioni nel passaggio del confine, ma ad ottobre il governo aveva evitato di procedere alla chiusura fisica dei valichi minori. Teoricamente il passaggio era interdetto, ma la strada rimaneva aperta e in zona la polizia si limitava a fare controlli sporadici ed occasionali.
Da oggi la musica sembra essere cambiata. Il ministro dell’Interno, Aleš Hojs ha dato ad intendere che vuole fare sul serio ed immediatamente sono state nuovamente piazzate le transenne ed ha mandato la polizia a controllare anche quelli che vogliono uscire dal paese. Non era mai accaduto, dall’entrata della Slovenia nell’area Schenghen.
Oggi l'immagine dai valichi è desolante. Alcuni abitanti della zona che vivono a ridosso del confine si chiedono il senso di un simile provvedimento. Macchine con targhe slovene ed italiane arrivano sporadicamente ai confini transennati. A Scoffie le auto vengono fermate sia in entrata sia in uscita. I poliziotti controllano minuziosamente la documentazione. A Plavije una signora si chiedeva se spostare la transenna e passare comunque o tornare indietro. A decidere per lei una macchina della polizia slovena che ha fatto la sua improvvisa apparizione. A Lazzaretto una vettura di grossa cilindrata, con targa italiana stava facendo tranquillamente benzina. Un altro signore era fermo davanti alle transenne e cercava di capire se poteva arrivare fino al distributore. Intanto la macchina di grossa cilindrata tornava rombando in Italia, in barba ai divieti.
Stefano Lusa