Ci sono ancora delle possibilità di evitare la protesta, fanno sapere i sindacati di categoria. Sul tavolo questa volta le richieste presentate la scorsa settimana assieme all'annuncio formale dell'avvio dei preparativi per lo sciopero. Se una settimana fa i sindacati si erano dichiarati totalmente delusi dell'offerta arrivata dalla controparte alla richiesta di un aumento dei salari paragonabile a quello per i medici, questa volta sembra esserci qualche spiraglio per un compromesso. Due le questioni chiave: aumento delle retribuzioni in armonia con l'accordo sul proseguimento dei negoziati e approvazione di standard e criteri per la valutazione del lavoro, ha spiegato Irena Ilešič Čujovič, a capo del sindacato Sanità e assistenza sociale. "Speriamo di arrivare su posizioni convergenti; questa è stata sempre la nostra volontà", ha aggiunto, "c'è ancora qualche possibilità di farcela". Oltre alle richieste all'origine dell'annunciata agitazione è stato messo sul tavolo anche l'accordo per garantire un minimo di processo lavorativo in caso di sciopero. Per il Ministero della Salute l'annuncio dell'agitazione sindacale è stato un gesto avventato; è infatti convinto che ci sia ancora spazio di manovra al tavolo negoziale in modo da rinvenire assieme le migliori soluzioni per il sistema sanitario. Cosa potrebbe soddisfare i sindacati per revocare lo sciopero; in primo luogo, un atteggiamento di partenza del governo che dimostri perlomeno un certo grado di rispetto per tutti i dipendenti della sanità e dell'assistenza sociale; quello adottato finora non lo riflette; ma soprattutto una seria disponibilità dell'esecutivo a trattare, con una calendarizzazione chiara per approvare standard e criteri in materia di valutazione del lavoro. I preparativi per lo sciopero riguardano tutti i sindacati del comparto sanitario, ad eccezione di quello che rappresenta i medici. Medici che, lo ricordiamo, hanno raggiunto un accordo separato con il governo, anche se l'intesa per il momento è stata soltanto parafata, non firmata ufficialmente.
Delio Dessardo