Una stagione regolare tutt'altro che brillante. Un quinto posto finale per quella che la scorsa estate, prima dell'inizio del campionato, era stata definita "una squadra di Serie A1 che gioca in A2". Una dura contestazione dei tifosi a metà stagione, che hanno chiesto, senza mezzi termini, alla dirigenza la testa di coach Jamion Christian. Partite che sembravano già vinte perse inopinatamente contro squadre decisamente più deboli di Trieste. Un palazzetto quasi vuoto, facce di tifosi ed addetti ai lavori tutt'altro che entusiaste. Queste le premesse con le quali si iniziavano i playoff.
"Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare": frase fatta, sentita molte volte nello sport, usata spesso per sorridere. Ed invece qualcosa è scattato, e di frase fatta in frase fatta, "il brutto anatroccolo" nel momento clou "si è trasformato in cigno".
Basta con i tiri da tre insensati, gli attacchi confusi, le difese approssimative, le scelte tecniche sbagliate.
Improvvisamente nei playoff tutto ha iniziato a funzionare. Prime due vittorie in trasferta a Torino. Gara tre a Trieste, il palazzetto di Valmaura che torna a colorarsi di rosso, ma sono ancora molti gli spazi vuoti. Arriva comunque il successo.
Step successivo: le semifinali contro Forlì, che ha chiuso il girone al primo posto. Altri due successi in trasferta. Ancora una gara 3 in casa. Ancora una vittoria. A quel punto è tutta la città a credere a quel sogno, alla A1 sfuggita all'ultima giornata la stagione precedente, una ferita aperta che ancora sanguina nei cuori dei tifosi biancorossi.
Ma Cantù è avversaria tosta, con tradizione ed una tifoseria importante. Impossibile vincere due volte a casa loro. Ed invece ecco il capolavoro sportivo della squadra giuliana: anche contro i lombardi arrivano due successi fuori dalle mura amiche.
Si torna a Trieste per gara 3. C'è aria di festa, il Palazzetto tutto esaurito, come accadeva regolarmente qualche anno prima. Rinasce l'amore tra la città ed il basket, ma come si sa, sono gli amori sofferti quelli più belli. E la festa si rimanda a gara 4, dopo una sconfitta di un punto con l'ultimo tiro di Brooks che solo lambisce il ferro ma non accarezza le orecchie dei tifosi con il delicato suono del "ciuff".
E gara 4 sia!
Ieri sera al termine di una partita condotta sempre con sicurezza la Pallacanestro Trieste ha ottenuto il successo che la riporta ai vertici nazionali di questo splendido ed emozionante sport. E lo ha fatto condotta dal beniamino di casa, il triestino Michele Ruzzier, miglior giocatore del match davanti al suo pubblico. Più bel finale non poteva esser scritto!
Davide Fifaco