Quello che sta accadendo nel mondo del golf, uno degli sport professionistici con il maggior volume di premi, mette una volta di più atleti e appassionati di fronte alla scelta fra spirito sportivo e guadagno.
Il terremoto, in uno degli sport più attenti allo spirito del gioco e all’etichetta, è stato provocato dalla nascita della Superlega araba, o LIV, (non è un acronimo, ma un numero romano, il 54, un riferimento ai colpi su tre giri di campo).
Si tratta di un’operazione simile a quella tentata, e poi abortita, con la superlega di calcio: la Superlega araba di golf si contrappone a circuiti tradizionali, come l’americana PGA, che organizza i tornei più prestigiosi, ma ha attirato grandi nomi del golf, grazie ad assegni da centinaia di milioni di dollari che gli emiri dell’Arabia saudita, hanno staccato per garantire la partecipazione dei giocatori. Si parla di un investimento di circa 2 miliardi in totale, con contratti per i singoli giocatori che possono sfiorare i 150 milioni.
Alla Superlega sono passati vincitori di major, come Phil Mickelson, Patrick Reed, Dustin Johnson, e Bryson DeChambeau. Si parla anche dell a possibile adesione del numero due del mondo e astro emergente del golf, l’australiano Cameron Smith.
A Phil Mickelson, vincitore in carriera di sei major e 45 tornei sul PGA Tour, solo per giocare nella Superlega è stato consegnato un assegno da 200 milioni di dollari, e sette fra i 10 golfisti più pagati al mondo nel 2022 fanno parte della Superlega araba. Il nuovo tour ha quindi raccolto qualcosa di più di giocatori alla fine della carriera, e rischia di diventare un’alternativa, più ricca, alla PGA, che però ha reagito, sospendendo in maniera immediata e indefinita i golfisti che hanno deciso di unirsi al nuovo circuito.
Fra coloro che hanno aderito c’a anche Henrik Stenson, campione svedese, nominato capitano della squadra europea di Ryder Cup, ruolo che però gli è stato prontamente revocato non appena ha detto di sì ai milioni arabi.
Dall’altra parte dell’oceano anche il capitano del team americano Zach Johnson ha detto che nessun giocatore che militi nella LIV Golf sarà considerato eligibile per la squadra USA di Ryder Cup.
C’è anche però chi non cede al richiamo dei soldi e rimane fedele alla PGA, come Rory McIlroy, campione nord irlandese più volte numero uno al mondo, ma soprattutto Tiger Woods, che avrebbe rifiutato una maxiofferta da parte della SuperLega araba oscillante tra i 700 e gli 800 milioni. Tiger ha anche accusato i colleghi che hanno lasciato il PGA Tour, di “aver voltato alle spalle al massimo circuito americano maschile che li ha portati ad essere quei giocatori che oggi sono “.
Il caso è però diventato anche politico: da una parte si accusa l’Arabia Saudita di voler sfruttare il golf per ripulire la propria immagine e far dimenticare i problemi di scarso rispetto dei diritti umani, dall’altra la LIV Golf è stata appoggiata anche da personaggi come Donald Trump, che ha ospitato il primo torneo della nuova lega nel suo campo, il Trump National Golf Club Bedminster in New Jersey, attirato probabilmente dalla pioggia di milioni che il nuovo tour promette, anche in vista delle spese per la candidatura nel 2024.
C’è poi l’indagine del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, aperta sulla decisione della PGA di estromettere chi si è unito a LIV Golf, che porterebbe essere considerata una condotta contraria alla libera competizione, anche se la stessa strada è stata presa da altri circuiti e federazioni nel mondo.
Alessandro Martegani