La decisione di rivoltare le targhe con gli odonimi presenti a Capodistria sarebbe stata presa dal sindaco Aleš Bržan a ridosso del 20 agosto, data che l'ispettorato ministeriale aveva imposto all'amministrazione comunale per la rimozione delle tabelle. "Una scelta" che il presidente della commissione per la toponomastica del Comune di Capodistria Damian Fischer (in vacanza come molti di coloro che in questi mesi si sono occupati di questa vicenda) dice di non condividere, ma di comprendere. Il sindaco, ci spiega, intende così attuare "una forma di protesta per la mancata soluzione dell'impasse sulle targhe con gli odonimi posizionate a Capodistria". Secondo Fischer le tabelle girate al contrario sarebbero "un chiaro segnale contro l'ostruzionismo di un ispettorato (quello per la cultura e i media), che interpreta i termini di legge sull'utilizzo pubblico della lingua slovena, annullando le particolarità della CNI (contenute nella legge che tutela i diritti delle minoranze autoctone) ".
"Siamo ostaggio anche questa volta della decisione di un burocrate e la politica a livello ministeriale, nonostante le molte rassicurazioni, non ha mostrato di voler reagire con fatti concreti", sebbene dice ci sarebbero soluzioni alternative, che permetterebbero di aggirare il problema che "sino ad ora a Lubiana nessuno ha voluto prendere seriamente in considerazione". La commissione e il Comune d'altronde hanno agito nel rispetto "delle norme di legge", conclude; ed a dimostrarlo sarebbe il nulla osta rilasciato per la loro affissione dall'ufficio per la tutela dei beni culturali .
Il presidente della commissione per la toponomastica annuncia anche che a questo punto, il suo orrganismo insieme ad altre istituzioni si rivolgerà ad istanze superiori, tra le quali il premier Robert Golob e la presidente della Repubblica Nataša Pirc Musar e si valuterà se portare la questione anche al di fuori dai confini nazionali.
Barbara Costamagna