Un appuntamento tradizionale che vede unito il microcosmo minoritario che a 32 anni dalla scomparsa non dimentica Antonio Borme, personalità di spicco e pilastro della CNI. Il compito di ricordare ruolo e figura questa volta è stato assegnato al presidente dell'Assemblea dell'Unione Italiana, Paolo Demarin che nel ripercorrere le tappe salienti della vita privata e professionale di Borme ha ricordato le sue scelte coraggiose nell'affermazione della soggettività, autonomia culturale e fierezza nazionale degli italiani rimasti. "È stato un leader carismatico che ha salvato la CNI per ben due volte: negli anni 60 e 70, prima di essere defenestrato dal regime comunista e poi in un secondo momento agli inizi degli anni 90 quando riprese in mano le redini della nuova Unione italiana, diventandone il faro", ha detto Demarin. Nei brevi interventi la presidente della locale Comunità degli italiani, Viviana Benussi ha voluto ricordare il ruolo di docente e preside svolto da Borme ed assieme al vicesindaco di Rovigno David Modrušan ha auspicato che si arrivi quanto prima a denominare la Scuola media superiore italiana con il suo nome. Oltre che ai vertici dell'Unione italiana, presenti alla cerimonia pure gli esponenti dei Consigli della minoranza italiana della Regione istriana e di quella Litoraneo montana. "A Borme dobbiamo chiedere perdono per i tanti anni di isolamento sociale e abbandono", ha affermato ancora Paolo Demarin che nel ricordare alcuni concetti coniati proprio dal compianto leader rovignese quali orgoglio nazionale, rappresentanza qualificata, unitarietà, soggettività, multiculturalismo ha concluso: "Anche dopo tanti anni, il pensiero di Borme è sempre presente e forse più attuale che mai in questo momento di crisi in cui si trova la Comunità nazionale italiana".
Lionella Pausin Acquavita