Damian Fischer, vicepresidente della CAN capodistriana e presidente della commissione per la toponomastica del Comune di Capodistria si è rivolto ai consiglieri della CAN capodistriana per condividere l’andamento della trattativa in corso con l’Ufficio per la lingua slovena relativa alle tabelle presenti da qualche anno in città in cui sono riportati gli odonimi e i toponimi italiani più significativi che, secondo questo ente, però, violerebbero la legge sulla lingua slovena. Nonostante i tentativi di mediazione portati avanti a partire dal mese di gennaio con il coinvolgimento anche del Ministero della cultura, le cose, allo stato attuale non sembrano andare per il meglio, ha ammesso Fischer.
“Sino ad ora non abbiamo ancora capito se dietro ci siano degli intenti diversi da quelli relativi alla normativa in vigore”, ha commentato; spiegando che in questi mesi ogni compromesso proposto, è stato rigettato in modo pretestuoso dall’ufficio competente, al quale proprio la scorsa settimana è stata mandata l’ultima bozza di tabella alternativa alle attuali, che prevede una diversa formulazione delle targhe e l’utilizzo dello stesso font e della stessa grandezza per le scritte in italiano e in sloveno; senza alcun cedimento, hanno tenuto a sottolineare sia lui sia la presidente della locale CAN Roberta Vincoletto, su quelli che sono diciture e nomi intraducibili, perché da sempre solo in italiano.
Per ora non è giunta alcuna risposta e mai come in questo momento questa è attesa visto che, se la nuova proposta venisse accettata ciò significherebbe il congelamento della procedura in corso, che prevede che entro la fine del mese di maggio il Comune tolga le targhe considerate non regolari, se non vuole incorrere in sanzioni pecuniarie. Nel caso non si riesca a bloccare la cosa, il rischio, è, quindi, quello che le autorità comunali scelgano tra due settimane di dare corso all’ordine di rimozione delle tabelle, aprendo le porte a scenari inimmaginabili.
La locale CAN ha deciso di restare in attesa degli eventi e di non inasprire per ora i toni, sperando che da Lubiana giunga l’agognata apertura da parte dell’Ufficio per la lingua slovena. L’intento resta quello di non voler trasformare la cosa in una “battaglia di principio”, ha detto Fischer, che come la locale Comunità Autogestita sembra in questa fase voler rifuggire lo scontro aperto, soprattutto con il Comune chiamato a scegliere se togliere o lasciare le targhe della contesa, proprio nell’anno in cui sta celebrando con pompose manifestazioni i millecinquecento anni di Capodistria, il cui passato indissolubilmente legato alla storia e alla cultura italiana sembra, però, dare fastidio a qualcuno.
Barbara Costamagna