"Vista la situazione che c’era nell’aria la Comunità autogestita di Capodistria già a marzo aveva mandato una lettera, condivisa da tutti i consiglieri, in cui abbiamo detto chiaramente detto al sindaco ed a tutte le autorità comunali che le targhe con gli odonimi rappresentano, in particolar modo per noi, un riferimento culturale ed identitario di grande rilevanza. Ci tengo a sottolineare che riteniamo gli odonimi un valore aggiunto per l’intera popolazione e per l’intera nostra cittadinanza in quanto rappresentano una condivisione di quello che è il nostro comune passato. Rimuovere le targhe, andare a modificarle con delle traduzioni con nomi immaginari rappresenterebbe una lesione dei diritti civili, ma anche un segno di poco rispetto il nostro passato comune. In un certo senso posso capire il sindaco che quale garante della legalità di un comune, ha scelto di non toglierle, ma di girarle e adesso vediamo una targa vuota. Non condivido pienamente questa scelta, la leggo come una sorta di protesta anche da parte del comune. A questo punto ci stiamo già coordinando nella comunità nazionale per rivolgerci ad altre istanze a livello nazionale. La commissione toponomastica di cui faccio parte anche a fine luglio ha cercato di mandare un’ennesima versione delle targhe, ma striamo ancora aspettando la risposta dell’ispettorato".
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