“Spesso mi sorprendono le sue dichiarazioni, che credo non trovino alcun fondamento nella realtà”. Con queste parole la ministra della Cultura Asta Vrečko si è espressa riguardo le accuse mosse nelle scorse settimane dal deputato al seggio specifico Felice Žiža al suo partito, la Sinistra, che, secondo lui, starebbe mettendo i bastoni tra le ruote alla realizzazione dell'accordo di coalizione siglato dalla maggioranza al governo con la Comunità Nazionale Italiana. “Il nostro partito è da sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle minoranze”, ha spiegato la Vrečko, che ha ricordato che la Sinistra è stata tra i primi a sottoscrivere l’accordo a favore della tutela dei diritti delle comunità dell’ex Jugoslavia e dei rom. Ciò dimostra come la sua compagine si prodighi da sempre contro tutte le discriminazioni; sempre, però, “nel rispetto delle leggi”. Perciò ha ripetuto, che "non riesce a capire" da dove nascano le critiche che Žiža sta muovendo e ritiene che “probabilmente sarà necessario confrontarsi con lui”.
Il suo ministero è stato, inoltre, chiamato in causa riguardo la trattativa in corso con l'ispettorato per la lingua slovena per le tabelle con gli odonimi poste a Capodistria che secondo questo organo violerebbero la legge in vigore. “Come ministero della Cultura collaboriamo in modo eccellente con l’ufficio per le Comunità Nazionali. Abbiamo un dialogo molto aperto con entrambe le minoranze autoctone”, ha precisato per entrare poi nel merito della questione, dicendo che in primis il ministero deve rispettare la normativa. Žiža, secondo lei, “sta facendo forse un po' di confusione”, non capendo che l’ispettorato è un organo indipendente, che emette pareri che sono vincolati e autonomi; ed essendo un organo super partes, al di là che si sia d’accordo o meno tutti sono tenuti a rispettarli. D’altronde "l’autonomia di questo istituto non deve essere minimamente intaccata" e, quindi, ha dichiarato la ministra, “non dobbiamo immischiarci politicamente”. La strada da seguire, secondo lei, è quella di un “dialogo tollerante e rispettoso” e se questo ci sarà si giungerà finalmente ad una soluzione. “Il patrimonio culturale deve essere un collante, e un motivo di condivisione e non di divisione”, ha conscluso.
Barbara Costamagna