Milanović non può essere né mandatario né futuro premier perché ha violato la Costituzione e il precedente avvertimento della Corte: non si è dimesso, ma da Presidente ha partecipato alla campagna elettorale, dando indicazioni di voto”, questo l’ultimo richiamo dei giudici secondo i quali Milanović ha messo a rischio i principali valori della democrazia, dello stato di diritto e della separazione dei poteri. “Perciò -come spiegato da Miroslav Šeparović, presidente dell’alta Corte- ora anche se si dimettesse, egli non potrebbe venir incaricato di formare il governo, né ottenere la fiducia del Sabor e diventare premier”. Una posizione sostenuta da 9 giudici, mentre 3 hanno espresso dissenso definendola “una minaccia alla democrazia parlamentare”. Naturalmente non si è fatta attendere la risposta di Milanović che in una conferenza stampa ha affermato come la Corte costituzionale non può decidere chi forma il governo. “Non possono fare nulla. Le elezioni sono finite. La volontà dei cittadini determinerà la formazione del futuro governo. Nessun altro e certamente non i giudici della Corte”, ha detto il capo dello stato spiegando che” la maggioranza parlamentare può designare chiunque come mandatario” e sottolineando che “la volontà sovrana dei cittadini è al di sopra di queste persone che al posto di farsi garanti della legalità sono i portavoce dell’HDZ”. Immediate le reazioni del mondo politico. Per l’HDZ è inconfutabile che chi viola la costituzione non può essere mandatario o premier. Per le formazioni di centro sinistra “sono i giudici ad essersi intromessi nel procedimento elettorale, l’avrebbero dovuto fare quando si denunciava la disparità del valore del voto tra le diverse circoscrizioni”. Ci sono poi alcuni partiti che criticano sia il comportamento di Milanović che quello della Corte costituzionale che avrebbe dovuto illustrare subito le eventuali conseguenze di comportamenti anticostituzionali.
Lionella Pausin Acquavita