"Diventerò premier e il percorso sarà legale", così il capo dello stato Zoran Milanović fa capire che non intende gettare la spugna e rispettare il verdetto della Corte costituzionale che ieri, in tempo record, ha stabilito l'incompatibilità della candidatura di Milanović alle parlamentari con la sua funzione di presidente della repubblica. "Se vuole partecipare alla consultazione e diventare premier allora deve dimettersi dall' attuale incarico", il responso dei giudici; responso per altro più che prevedibile e largamente annunciato dai numerosi esperti costituzionalisti interpellati dai media nel corso del fine settimana, ovvero dalla sorprendente candidatura di Milanović annunciata venerdì scorso. Il capo dello stato con la solita retorica rovente e spesso non consona al suo ruolo istituzionale ha definito la Corte "un covo di gangster analfabeti, un gruppo di truffatori" mentre il verdetto è stato giudicato - sempre da Milanović- un colpo di stato. "Non ho alcuna intenzione di dimettermi e consegnare il potere al presidente del Sabor Jandroković ovvero al HDZ", ha spiegato il presidente croato aggiungendo che "non può cedere il controllo di esercito e servizi segreti ad un'organizzazione criminale". Intanto in attesa delle prossime mosse del capo dello stato va detto che da venerdì in qua c' è stato un forte incremento del sostegno a SDP e in generale al centro-sinistra. Se fino a pochi giorni fa il divario tra HZZ e Partito socialdemocratico sembrava insormontabile ora gli ultimi sondaggi li vedono rispettivamente al 27 e 23 per cento mentre per la guida del governo il favorito è Milanović con il 32 per cento delle preferenze contro il 30 assegnato ad Andrej Plenković.
(lpa)