Foto: Pixabay
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La notizia sui tre pazienti morti e sugli altri tre in gravi condizioni al Centro clinico Rebro di Zagabria è stata confermata ufficialmente qualche giorno fa e solo in seguito ad alcuni articoli sul “caso legionella”, apparsi su alcuni quotidiani nazionali. “La prima infezione risale ad aprile mentre l’ultimo decesso è avvenuto il 31 maggio scorso”, hanno raccontato ieri i responsabili dell’ospedale ribadendo che nelle ultime settimane non ci sono stati contagi e che la situazione è sotto controllo. “Dopo aver scoperto l’infezione in alcuni pazienti sono stati presi i provvedimenti adeguati, allertato l’Istituto di sanità pubblica che ha effettuato le analisi ed ha isolato il batterio nel sistema idrico”, è stato detto mentre per quanto riguarda le informazioni omesse alla stampa è stato risposto che “la legionella è ovunque intorno a noi e che non si voleva creare panico”. Considerazione naturalmente accolta dalle critiche dell’opposizione. “Si cerca di sottacere lo stato penoso in cui versa la sanità croata”, hanno affermato gli esponenti del Partito socialdemocratico chiedendo le dimissiono dei vertici ospedalieri che sarebbero vicini al HDZ. Vertici che ha detta del ministro alla salute Vili Berošnon avrebbero – invece- nessuna colpa o responsabilità”. Esprimendo cordoglio per la morte di tre pazienti che registravano diverse e gravi patologie, egli ha affermato che l’ospedale ha rispettato tutti i protocolli per la prevenzione e gestione del rischio legionella e che la possibilità di contrarre l’infezione è presente in qualsiasi contesto. In Croazia si segnalano una sessantina di casi all’anno con un tasso di mortalità che si aggira sul 10 per cento. Ricordiamo infine che il batterio della legionella isolato nel 1976, prolifera nelle tubature di acqua potabile e causa infezioni polmonari acute.

LPA