Molto applaudito sul palcoscenico del Comunale capodistriano un anno fa, approda a Trieste "La bella Vida", rivisitazione di uno dei motivi in assoluto più celebri e più frequentati della letteratura slovena, una figura di donna immortalata nei versi dei suoi maggiori poeti, a cominciare - a inizio Ottocento - da France Prešeren, che ha trasformato Vida in un'eroina romantica, perché ha lasciato la propria casa inseguendo il sogno di una vita migliore. Mentre dopo di lui il drammaturgo Ivan Cankar ha fatto della bella Vida un simbolo di struggimento e di anelito verso l'irragiungibile.
All'origine di tutte le opere, una ballata popolare presente nella tradizione slovena in molte varianti, e che affonda le radici in antichi racconti del bacino mediterraneo.
Adesso uno sguardo femminile, quello dell'autrice del testo Staša Prah, riporta gli archetipi a una lettura più moderna delle ragioni e delle conseguenze della fuga della giovane, che va verso l'ignoto. Il tema principale dello spettacolo è infatti il desiderio di ridare senso alla propria esistenza, desiderio di libertà, amore e vita. Insomma il coraggio di cercare la propria felicità. Ma sarebbe sbagliato pensare a un manifesto femminista, precisa la Prah, che dice: "Tutti siamo 'lepa Vida', anche i personaggi maschili".
Spettacolo multiforme, che riunisce linguaggi diversi - recitazione, musica, perfino pupazzi - si avvale della regia di Marjan Nećak. Nel ruolo della protagonista l'attrice Anja Drnovšek, nota al pubblico sloveno per la partecipazione ad alcune serie televisive.
Le repliche, dopo il debutto di stasera, proseguiranno al Teatro stabile di via Petronio a Trieste fino a domenica 21 gennaio, sempre con sovratitoli in italiano.