Una lettera lunga due pagine e poi anche un incontro con le curatrici, Vesna Pajić del Comune di Capodistria, e Meliha Fajić del Museo regionale, per far sapere che il Centro Carlo Combi, l'impostazione della mostra che condensa un millennio e mezzo di storia capodistriana - nell'ambito del progetto celebrativo Capodistria 1500 in cui il Centro proporrà un approfondimento su San Nazario -, l'impostazione della mostra allestita alla Loggia vecchia il Combi proprio non la condivide.
Il direttore Kristjan Knez: "Da un lato ci siamo permessi di evidenziare la straordinaria ricchezza sul piano culturale, intellettuale e istituzionale di Capodistria, perché questo aspetto sinceramente non lo abbiamo colto nella linea del tempo (che ripercorre i momenti più salienti a partire dal 524, anno di istituzione della diocesi, ndr)".
Parallelamente, il Combi ha consigliato di affrontare con una sensibilità diversa gli aspetti che riguardano la storia più recente, "compreso l'Esodo, che oggettivamente ha mutato la fisionomia della città. Un aspetto non omesso in mostra, a onor del vero, però le parole hanno il loro peso: e ci è sembrato inadeguato definire la metamorfosi con il termine di emigrazione".
"Né come istituzione della Comunità nazionale italiana, né come storici possiamo sostenere una presentazione della storia di Capodistria come quella proposta", argomenta ancora Knez, che presso l'istituto è affiancato da Roberta Vincoletto.
Non per questo il Centro Combi intende ritirarsi dalla partecipazione al progetto Capodistria 1500, che si svilupperà lungo l'intero corso dell'anno con molteplici iniziative. "Il Combi rimane assolutamente partner del progetto", puntualizza il direttore, "anche perché si tratta di un progetto molto articolato. Ciascuna delle istituzioni coinvolte svilupperà i contenuti in completa autonomia, e di conseguenza risponderà anche di ciò che scriverà, proporrà e presenterà. Ma proprio perché facciamo parte di questa cordata istituzionale abbiamo ritenuto opportuno reagire immediatamente".