Dal 1992 appuntamento imprescindibile dell'estate in città, Folkest a Capodistria compie trent'anni (+ uno) e festeggia con un ricco volume fotografico, dedicato in particolare agli ultimi dieci anni di attività: "Folkest, International Folk Festival. Capodistria / Koper 2012 - 2023". Uno sguardo a ritroso su una manifestazione che grazie alla stretta collaborazione con AIAS e la comunità italiana, nel tempo ha portato in Istria artisti italiani e internazionali del calibro di Angelo Branduardi, Joan Baez, Joe Cocker, Goran Bregović, Roberto Vecchioni, Enrico Ruggeri, la PFM e tantissimi altri, rendendo la piazza di Capodistria un pilastro portante del decano dei festival italiani di world music (che di edizioni ne conta 45), e sempre con una bellissima affluenza di pubblico.
Musica nel segno dell'incontro di lingue e culture, "Musica di pace", come recita il sottotitolo del volume. Richiamo a un valore, la pace, tanto più importante oggi, ha sottolineato in rappresentanza di AIAS (Associazione Italiana Arte e Spettacolo) Roberto Colussi, nel corso della presentazione che ha riempito la sala a Palazzo Gravisi. Cosa ci ha unito? Ci siamo trovati su temi comuni, ha spiegato Andrea Del Favero, direttore artistico di Folkest: il Friuli e l'Istria sono entrambe regioni in cui il multiculturalismo è di casa. E mentre sul palco si avvicendavano alcuni dei protagonisti di quella scena musicale istriana che il festival a Capodistria non ha mai mancato di valorizzare - da Dario Marušič a Piero Pocecco, da Drago Mislej - Mef a Rudi Bučar -, sono sfilati i ricordi, gli aneddoti che hanno accompagnato questo percorso lungo trent'anni: le richieste a volte impossibili delle star, le 'baraccate' con gli artisti al termine dei concerti.
Si sono detti fortunati, gli organizzatori, nonostante la fatica e le difficoltà: a contatto con persone uniche, e di lavorare per un pubblico definito anch'esso unico come quello di Capodistria. Dove Folkest - ha affermato Colussi - è diventato un marchio, sinonimo di qualità, anche per la comunità linguistica di maggioranza.
Il volume, coedizione AIAS- CAN, affianca alla bella galleria di immagini le caricature di Lorella Fermo, una novità delle ultime edizioni del festival. Peccato invece per il corredo di testi, che in alcune parti avrebbero meritato a nostro parere maggiore cura.
E chi sa poi perché "Capodistria / Koper". Come il linguaggio della musica, anche il nome di Capodistria, quando parliamo (o scriviamo) in italiano non ha bisogno di traduzioni.