"Un percorso tra il passato e le inquietudini del presente". Rodrigo Diaz, cileno che oggi vive a Mestre e storico direttore artistico del Festival del cinema ibero-latino americano di Trieste, presenta così la 38esima edizione della manifestazione che, da stasera e fino al 12 novembre, con sede principale al Teatro Miela, prevede la proiezione di circa 100 film tra lungometraggi di finzione e documentari, in un programma che si articola in sezioni competive e fuori concorso, una retrospettiva di cinque opere come omaggio al cineasta cileno di origine dalmata Alvaro Covacevich e alcuni eventi speciali.
È firmato da Covacevich il documentario scelto per inaugurare il festival (oggi alle 20 nell'aula magna del Dipartimento di Studi umanistici dell'Università), "L'odissea delle Ande", ricostruzione dell'incidente aereo di cui rimase vittima nel 1972 la squadra di rugby uruguaiana: i 16 sopravvissuti resistettero per 71 giorni a circa quattromila metri di altitudine e temperature di 30 gradi sotto zero di notte, un fatto che non ha ancora trovato una spiegazione medico-scientifica.
Ma il ricordo del festival va soprattutto alla figura di Salvador Allende, con un'ampia sezione che racconta, a 50 anni dal golpe e dalla sua morte, le speranze suscitate dal presidente cileno, il primo socialista dell'America Latina a diventare presidente per via democratica, tramite libere elezioni, senza passare per una rivoluzione. "Mezzo secolo dopo il golpe che consegnò il Paese a Pinochet e a oltre trent'anni dal ritorno della democrazia, le ferite di quella stagione non sono ancora rimarginate", spiega il direttore, convinto che il cinema sia uno strumento formidabile per fare memoria, esercizio indispensabile "perché permette di recuperare il passato e combattere il negazionismo".
Tutti i film in programma al Festival del cinema ibero-latino americano sono in versione originale, con sottotitoli in italiano. Per ragioni di sicurezza è stato cancellato l'appuntamento con Shalom, il sentiero ebraico in America Latina, sezione di film tradizionalmente ospitata dal Museo della Comunità ebraica di Trieste "Carlo e Vera Wagner".