"Per le sue opere teatrali e la prosa innovativa che danno voce all'indicibile". Con questa motivazione la Reale Accademia di Svezia ha assegnato il premio Nobel per la Letteratura 2023 allo scrittore, poeta e drammaturgo norvegese Jon Fosse, autore estremamente prolifico la cui immensa opera che abbraccia una varietà di generi - così dal sito del Nobel - "è costituita da una vasta gamma di opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini. Sebbene oggi sia uno dei drammaturghi più rappresentati al mondo, è diventato sempre più riconosciuto anche per la sua prosa".
Jon Fosse, che in Italia è pubblicato da Fandango libri e da La Nave di Teseo, è nato nel 1959 a Haugesund, piccola località della costa norvegese. Attualmente vive nella prestigiosa residenza onoraria di Grotten, a Oslo, concessagli dal Re per i suoi meriti letterari che lo hanno reso famoso a livello internazionale. Un autore noto per il suo stile minimalista e lirico: profondamente poetica è la sua ricerca di ciò che è difficilmente esprimibile, della melodia nelle parole. Per questo è stato paragonato al suo grande conterraneo Henrik Ibsen, anche se l'ispirazione dichiarata - e a giudizio della critica più evidente - è quella del gigante del teatro europeo del Novecento Samuel Beckett. La sua scrittura indaga temi quali la labilità della comunicazione, il divario generazionale, la precarietà dei rapporti familiari e di coppia.
Le opere di Jon Fosse sono tradotte in non meno di quaranta lingue. Tra i titoli disponibili in italiano si citano "Melancholia", un dittico sul pittore nordico dell'Ottocento Lars Hertevig, morto suicida, che ha avuto un ottimo riscontro in molti Paesi; e "L'altro nome. Settologia", romanzo-fiume in sette volumi in cui l'autore si interroga sugli eterni temi della vita e della morte, l'ombra e la luce, la fede e la disperazione: un libro - com'è stato definito - "che non si lascia mettere in pausa".