Per molti di noi l'incontro con la narrativa di Italo Calvino è avvenuto attraverso uno dei suoi romanzi più popolari, "Il barone rampante", una storia piena di avventure, leggerezza e libertà proposta come lettura scolastica. Quando nel 1957 esce il suo capolavoro per ragazzi, Calvino - ligure di Sanremo, ma nato per caso a Cuba per via del lavoro dei genitori - è già uno scrittore riconosciuto: dopo l'esordio con uno dei più bei romanzi sulla Resistenza, "Il sentiero dei nidi di ragno", erano venuti, tra gli altri, "Il visconte dimezzato" (altro romanzo di impronta fantastica e allogorica confluito con "Il barone rampante" e "Il cavaliere inesistente" nella trilogia "I nostri antenati") e la celebre, monumentale, raccolta delle "Fiabe italiane". Anche gli anni che seguiranno, fino alla morte che lo coglie prematuramente nel 1985, saranno densi di libri, con una produzione estremamente varia, caratterizzata da una continua sperimentazione di generi e di forme narrative, e da quel suo modo particolare di raccontare sospeso tra fantasia e realtà che ne hanno fatto un autore molto amato in Italia e nel mondo, con altre opere di successo, da "Le città invisibili" a "Palomar". E accanto al lavoro di scrittore ci sono stati quello editoriale con l'Einaudi e l'impegno di un intellettuale che ha partecipato attivamente al dibattito politico, sociale e culturale di quegli anni, da posizioni sempre ferme e lucide.
Il centenario della nascita può essere l'occasione per rileggerlo, riscoprendo una delle sue lezioni principali, ossia la limpidezza e la precisione della lingua, che corrisponde all'esigenza di "una sorta di ordinata solidità mentale capace di contenere il disordine del mondo" (L. Beccaria). È un valore rivendicato contro quella che Calvino chiamava una peste del linguaggio, il suo uso approssimativo, casuale, sbadato. Queste cose lo scrittore le diceva tanti anni fa, ma restano attualissime. E può essere anche interessante approfondire il rapporto di Calvino con la scienza, importante fonte di ispirazione (era del resto figlio di scienzati: il padre agronomo, la madre una botanica): nelle sue opere si ritrovano perfino temi e concetti legati alla teoria scientifica della complessità, quella per cui Giorgio Parisi ha vinto il Nobel per la Fisica nel 2021.