Grandi tele, fotografie, video, anche un film in corso di lavorazione compongono la mostra di Emil Memon, artista multimediale e musicista capodistriano classe 1957 rientrato in Slovenia dopo molti anni trascorsi a New York. Si chiama "Saintly Body", come il suo nuovo album, che esce in contemporanea con questa sua personale capodistriana, occasione per approfondire i contenuti e i temi ispiratori della sua opera lungo quattro decenni di attività creativa.
All'esterno della Galleria Loggia, un'installazione in pietra che si richiama alla 'fortezza' Europa suggerendo l'idea delle rovine, fa da prologo alla mostra. Il cui pezzo di maggiore impatto è l'enorme dipinto (lungo dieci metri) che dà il titolo all'allestimento: una composizione vibrante di colore e di energia, che mixa astrazione e graffitismo, altra forma espressiva a cui si è dedicato questo versatile artista, che si è formato a Firenze e a Lubiana prima di approdare nel 1982 in America con una borsa di studio Fullbright. Sperimentazione, linguaggio pop, e una visione dell'arte come "cattiva coscienza della società" (per usare parole sue) sono gli aspetti che fanno da filo conduttore alla sua variegata produzione.
"L'arte - dice Memon - è come un codice, dietro a ogni immagine c'è un messaggio, e questa mostra è molto varia. In senso tematico e anche temporale: ci sono lavori che ho realizzato a Firenze, fino alle cose che ho fatto ieri. E poi il medium, dal mio film, alle parole che hanno un posto molto importante in questa mostra, alla pittura. I miei lavori sono mentali, però mi piace anche lo spettacolo: l'immagine che ti prende, che ha un impatto".
Un progetto che sta particolarmente a cuore all'artista è il completamento del suo "Mishima Film", un lungometraggio ispirato alla figura del controverso scrittore giapponese Yukio Mishima (morto suicida nel 1970). Anche di questo racconta la mostra capodistriana, presentata dalle Gallerie Costiere, che si visita nello spazio della Loggia fino al 3 aprile.