È il nuovo tassello di una mappa della Pirano più 'nascosta' che l'autrice va componendo da diversi anni "Memorie di pietra" di Daniela Paliaga Janković. Sono 88 schede, corredate da fotografie, di epigrafi collocate lungo le vie, nei palazzi, chiese o chiostri della città, iscrizioni che tante volte passano inosservate, e invece suggeriscono ciascuna un frammento di storia, custodendo le tracce di tempi, personaggi ed eventi del passato. La più antica - e quella con cui il bel volume, che appare in edizione bilingue (italiano e sloveno), si apre - è del 1291, di poco successiva alla dedizione di Pirano alla Serenissima; murata nell'atrio del Municipio, celebra la costruzione del primo palazzo comunale, che si trovava fuori le mura, ricordando il nome del primo podestà Matteo Manolesso, che lo fece edificare, e anche quello di chi - un certo Paulus - ha inciso la scritta (naturalmente in latino). "È un'epigrafe molto importante", fa notare la professoressa Paliaga. "Il palazzo comunale rappresenta anche il simbolo della nascita della città, che è organizzata, dispone già di un proprio statuto e si darà ora nuovi ordinamenti all'interno della Repubblica di Venezia".
Qualche altro esempio? Sulla facciata del Tribunale una piccola lapide con i nomi di cinque piranesi che "diedero la vita per la nostra redenzione" è tutto ciò che rimane della targa della Vittoria eretta nel 1919 e distrutta nel 1946. Ancora sulla piazza Tartini la 'dedica' del 1948 a "tutti gli eroici compagni caduti per dare al popolo libertà, pace, lavoro": è l'ultima iscrizione soltanto in italiano. "Importantissima per questo, e anche perché testimonia sulla pietra che Pirano è stata liberata nel '45 dai partigiani italiani e non da quelli sloveni".
Rovignese di nascita ma ormai da lungo tempo a Pirano, Daniela Paliaga Janković - già preside del Ginnasio "Antonio Sema" - riassume così il senso di questo suo più recente lavoro che la Can piranese (per citare il presidente Andrea Bartole) è orgogliosa di presentare: "Innanzitutto di conoscere e di capire ciò che ci sta intorno quando attraversiamo la città in cui viviamo, perché conoscendola diventa più nostra. E poiché Pirano ha perduto il novanta per cento della sua popolazione, si è interrotta questa memoria e quindi non resta che cercare di ricucire il grande telo della memoria, che possa essere condivisa con chi è arrivato molto più tardi, come me e come tanti altri inconsapevoli della storia di questa città".