"Uscire fuori da un confine significa entrare in uno spazio dove si è accolti in maniera diversa dal passato": così a Palazzo Manzioli ha esordito Silvio Pecchiari Pečarič, presentando il suo libro di memorie in dialogo con la consulente pedagogica Marisa Semeraro e con Fiorella Bencic, che del volume "Fuori dai confini" (Battello stampatore, 2020) ha curato la traduzione in sloveno, di prossima uscita per l'Editoriale Stampa Triestina.
L'autore, uno sloveno bilingue nato nel 1940 a Scoffie e residente dal 1956 a Muggia, ha messo su carta i suoi ricordi di bambino, raccontando la storia sofferta di un profugo di queste terre, con i suoi traumi e le sue lacerazioni, e il vissuto di una famiglia che si è scontrata con la grande Storia, letteralmente nel cortile di casa, su quella linea Morgan che divideva la Zona A della Venezia Giulia dalla zona B, fino alla decisione di andarsene via.
A Scoffie i genitori del signor Silvio non sono mai tornati, lui arrivato alla soglia degli ottant'anni ha voluto ripercorrere i luoghi della sua infanzia: da lì la spinta a riprendere in mano un diario, farne un libro, scavare nel proprio passato per riconciliarsi con sé stesso e con gli altri. Da esule senza rancore, quale si definisce. "Un vero confine dentro di me, alla mia età non esiste più. Sono venuto qui anche a proporre l'idea che siamo tutti parte dell'umanità", dice a Radio Capodistria.
Corredato da fotografie e da cartine geografiche che illustrano i vari spostamenti di quel confine che così dolorosamente ha segnato la vita dell'autore, e insieme quella di tanti, tantissimi altri istriani, il libro è una lettura toccante e anche istruttiva secondo la professoressa Semeraro, che d'intesa con il Consolato generale d'Italia a Capodistria e l'Università popolare di Trieste, ne ha predisposto la distribuzione di alcune copie nelle scuole. "Innanzitutto - ci spiega - perché non è solo il racconto di avvenimenti e vicende storiche, è il racconto dei sentimenti delle persone che le hanno vissute, in particolare attraverso lo sguardo di un bambino. E leggere con gli occhiali dell'innocenza e di un'anima turbata che si pone continuamente punti interrogativi, a mio avviso è molto importante".
La proiezione di un docufilm tratto dal libro, opera di Simone Modugno, ha accompagnato la serata, in cui non sono mancati momenti di commozione, presente il console Giovanni Coviello, e tra il pubblico anche il presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul.