“La figlia che vorrei avere” narra la vicenda di Sanja, nata e cresciuta tra Trieste e la Slovenia. La protagonista vive un amore reale ed uno platonico ed ha appena perso la zia Nora, un punto di riferimento fondamentale nelle sue radici matriarcali perché lei era la figlia che avrebbe sempre voluto avere.
Si tratta del primo romanzo scritto in italiano da Tatjana Rojc.
Ma quanto c'è nell'autrice della protagonista del racconto? Ce lo spiega la stessa Tatjana Rojc:
"Sicuramente racconta di me, dei miei luoghi. Io mi racconto molto attraverso i luoghi sempre, perché sono innamorata del posto che mi è stato destinato per la mia vita, come oggi è stato detto; questa città che potrebbe essere dappertutto, ma che può essere vissuta solo così, come la viviamo noi, come un mondo, un mosaico straordinario che ha come polmone il Carso ma come sguardo l'infinito del mare".
Lei ha raccontato che è molto difficile coniugare, in questo momento, la vita di scrittrice con quella di politica?
"Beh, è quasi impossibile direi! Certo, il mestiere ti porta ad avere più facilità quando devi esprimere un pensiero, quando devi scrivere qualcosa che ti rappresenti e che rappresenti, ma soprattutto la comunità che tu stesso rappresenti. Quindi sì, è difficile, perché in letteratura la parola è intima, vissuta attraverso sé stessi e quindi destinata, sì, ad essere letta, ma prima di tutto ad essere vissuta. In politica, invece, qualsiasi cosa è pubblica: la parola diventa subito pubblica e quindi non ha quelle stesso fascino che può avere la parola letteraria".
Una serata che ha avuto molto successo erano presenti tante persone. Veramente un'iniziativa molto riuscita questa di "Leggi un libro, conosci un autore sloveno".
"C'è un grande lavoro della professoressa Elena Cerkvenič, è veramente una benemerita per queste iniziative, con il supporto delle organizzazioni slovene, del Consolato generale della Repubblica di Slovenia e del dottor Marco Menato, che arriva da un'esperienza di direttore della Biblioteca statale isontina e della Biblioteca statale di Trieste, che quindi ha per i libri, per la letteratura, per la parola, un grandissimo rispetto ed una lettura molto individuale che però esprime attraverso un suo ragionamento che anche questa sera è stato molto articolato".
Davide Fifaco