Foto: AP
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Fico non è l’ultimo arrivato. Due volte primo ministro, si è dimesso nel 2018 dopo l’omicidio in Slovacchia del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua compagna. La vicenda aveva rivelato la penetrazione del crimine organizzato all’interno dell’élite al potere. È difficile tenere il conto degli esponenti dell’entourage di Fico condannati per corruzione.
A 59 anni, il leader di Smer (Direzione) è considerato un sovranista secondo le definizioni politiche di questi tempi. Tuttavia, al parlamento europeo il suo partito fa parte del gruppo socialdemocratico, una contraddizione che i socialisti dovranno affrontare. Il leader slovacco, infatti, è riuscito a farsi rieleggere non solo promettendo di mettere fine al sostegno all’Ucraina, ma anche opponendosi alle sanzioni contro la Russia, all’immigrazione, alla comunità lgbt+ e a Bruxelles.
Dopo lo spoglio dei voti che ha clamorosamente smentito i primi dati degli exit poll e confermato invece le previsioni della vigilia, Fico ha ricevuto lunedì a Bratislava l'incarico di formare un esecutivo attraverso negoziati con almeno due altri partiti, su un totale di sette entrati in parlamento, e che lo stesso ex premier prevede possano durare "due settimane".
Nelle sue prime dichiarazioni dopo il voto, Fico ha ribadito che il suo governo sarà "pronto ad aiutare l'Ucraina a livello umanitario e con la ricostruzione, ma non con gli armamenti", anche perché la Slovacchia "ha problemi maggiori che non l'Ucraina". Insomma un'inversione a U per un Paese che condivide il confine orientale con l'Ucraina ed è stato uno dei suoi più forti sostenitori sin dall'inizio del conflitto, profilandosi come la prima nazione ad inviare missili di difesa aerea e jet da combattimento all'inizio di quest'anno e come uno dei maggiori donatori europei di Kiev in proporzione alle dimensioni della sua economia. Inevitabile quindi il giubilo di Orbàn, che su X, subito dopo il voto, ha dato il "bentornato a un vero patriota".