Si erano fatti la guerra e il carbone e l’acciaio servivano per fare la guerra. Ora quelle risorse venivano messe in comune e nessun membro del club avrebbe più potuto armarsi in segreto ed all’insaputa degli altri. Ma quel trattato, che venne firmato il 18 aprile del 1951 a Parigi, fu soprattutto l’embrione dell’Unione europea. Era stata creata la Comunità europea del carbone dell’acciaio, nata intorno all’intesa di due grandi nemici. Francia e Germania erano stati il campo di battaglia di due guerre mondiali e i loro giacimenti minerari del bacino della Ruhr, dell’Alsazia e della Lorena erano stati oggetto di una lunga contesa. Ora l’idea era quella di creare un’area di libero scambio, abolendo le barriere doganali, le restrizioni alle esportazioni e anche gli aiuti di stato per tutelare le produzioni nazionali. Al trattato aderirono anche gli stati del Benelux, vitalmente interessati a favorire buoni rapporti tra Parigi e Bonn e con coinvolti nell'estrazione e nella produzione di acciaio e carbone, ma anche l’Italia convinta che l’accordo potesse servire a rilanciare la sua economia, ma anche a reinserirla nel contesto politico internazionale. Pochi anni dopo gli stessi paesi andarono a costituire la Comunità Economica Europea, un’area che diventò sempre più di libero scambio di beni, servizi, capitali e uomini. Un passo fondamentale per l’abolizione dei cartelli e per una successiva quanto maggiore integrazione politica che portò prima alla Comunità Europea e poi all’Unione Europea. Una comunità che, con tutti i suoi difetti, resta ancor oggi la miglior garanzia per la pace, la collaborazione e la stabilità in Europa.
Stefano Lusa