Il programma della presidenza polacca ha una parola chiave: sicurezza, un concetto delineato in ben sette dimensioni: sicurezza esterna, interna, delle informazioni, energetica, economica e delle imprese, alimentare e sanitaria. Una delle priorità sarà il consolidamento dei rapporti transatlantici, rafforzando la cooperazione con i Paesi della Nato e quelli extra UE che possono operare in sintonia con le politiche comunitarie. La presidenza polacca sarà la prima ad avere a che fare con la nuova amministrazione Trump e l'obiettivo non è avere una guerra commerciale e dei dazi con Washington, ma buone relazioni. In materia di allargamento dell'Ue, la Polonia dovrà trovare una sintesi tra il suo forte appoggio all'Ucraina, dettato da ragioni strategiche, e i problemi interni che comporta questo appoggio a Kiev, in particolare sul piano economico. Si dovrà inoltre proseguire sulla strada dell'integrazione dei paesi dei Balcani occidentali, con un ruolo importante della Slovenia il cui commissario, Marta Kaos, e' stata chiamata a guidare proprio il dicastero che si occupa di allargamento. Per quanto riguarda il capitolo energia, la Polonia, la cui economia ha una storica dipendenza dal carbone, non e' sicuramente in prima fila nella transizione verde, ma dovrà essere in grado di destreggiarsi per far decollare la nuova strategia di crescita, destinata a trasformare l'Europa in un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, accelerando la transizione ecologica verso emissioni nette a impatto zero entro il 2050. Sarà un semestre destinato a segnare una normalizzazione dei rapporti tra la Commissione e la presidenza di turno. Si è infatti conclusa la controversa presidenza ungherese, con il premier Viktor Orban più volte aspramente criticato per le sue visioni divergenti da quelle del resto dell'Unione europea, sotto accusa in particolare il suo incontro a Mosca con il presidente russo Putin, in quella che aveva definito missione di pace.
Delio Dessardo