Il gigante francese degli pneumatici Michelin chiuderà due fabbriche in Francia l'11 novembre prossimo effettuando circa 1.250 licenziamenti. Lo ha reso noto lo stesso costruttore in quello che è l'ultimo taglio nell'industria dell'auto europea che sta combattendo con una minore domanda del mercato e i minori prezzi dei produttori asiatici. I sindacati hanno già messo in allerta i lavoratori della possibile chiusura dei siti di Cholet e Vannes, nell'ovest del paese. Anche il produttore tedesco di componentistica Schaeffler ha fatto sapere che intende chiudere due fabbriche. Secondo il gruppo francese non è stato possibile preservare la redditività dei due stabilimenti sotto il peso del peggioramento della competitività dell'Europa, in particolare a causa dell'inflazione e dell'aumento dei prezzi dell'energia. La direzione di Michelin ha precisato che la produzione sarà fermata l'11 novembre prossimo e verrà avviata la discussione con i sindacati sulle misure di sostegno. Secondo il comunicato la quota di mercato delle vetture meno care, dei furgoni e degli pneumatici per grossi pesi è incrementata in modo significativo nell'ultimo decennio andando a colpire le categorie premium e portando all'overproduzione in alcune fabbriche. I sindacati hanno chiesto di rivedere le chiusure ed hanno chiesto con urgenza al Ministero dell'Industria di spingere Michelin a cercare altre soluzioni, e la risposta del produttore è stata che i lavoratori saranno supportati con offerte di prepensionamento o trasferimenti interni oltre all'aiuto per la ricerca di nuovi posti di lavoro. La crisi delle vetture europee si sta estendendo e sta giungendo anche nel settore della componentistica. Schaeffler ha infatti reso noto che taglierà 4.700 posti di lavoro tra Germania e altri cinque paesi europei. Secondo una nota data la debole domanda sono necessari adeguamenti strutturali per ottimizzare la base dei costi, consolidare le attività e migliorare in modo sostenibile la competitività dell'azienda. Sono previsti tagli di 2.800 lavoratori in dieci sedi in Germania e altre cinque in Europa tra cui quella di Novara, in Italia, su cui però non vi sono dichiarazioni.
Franco de Stefani