L'Ucraina ha bloccato il transito del petrolio del produttore russo Lukoil causando l'ira di Ungheria e Slovacchia. Il Ministro degli Esteri di Budapest ha rinfacciato a Kiev quanto fatto dal suo Paese per sostenerlo e ha annunciato il ricorso per vie legali. Bratislava si è accodata. La causa del blocco è l'inserimento di Lukoil nella lista delle sanzioni ucraina. Il Ministro degli Esteri ungherese Szjjarto ha dichiarato che insieme alla Slovacchia sono state avviate con la Commissione Europea le consultazioni che precedono il procedimento in tribunale. La scelta adottata da Kiev avrà ripercussioni sul processo di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea, secondo Szjjarto infatti il blocco del passaggio del petrolio Lukoil è una mossa inaccettabile e incomprensibile da parte di un Paese che vuole fare parte dell'Europa, in quanto con un'unica decisione mette a rischio fondamentale l'approvvigionamento petrolifero di due Stati membri europei. Secondo gli ungheresi la decisione di non consentire a Lukoil il transito delle forniture di petrolio attraverso il suolo ucraino rappresenta una minaccia fondamentale alla sicurezza delle forniture energetiche dei due Paesi. Szjjarto ha ricordato che nel solo mese di giugno scorso il 42 per cento delle importazioni ucraine di elettricità proveniva dall'Ungheria, e che la società che gestisce la rete elettrica ungherese sta facendo seri sforzi per aiutare Kiev a connettersi alla rete europea, evidenziando che oltre all'Ungheria, anche la Slovacchia e la Polonia hanno concesso un rapido aiuto all'Ucraina per il funzionamento del suo sistema energetico. Budapest che rinfaccia e fa pesare quanto fatto finora è un indice molto chiaro della tensione che rischia di rimettere tutto in discussione nel momento in cui i partner europei chiedono unità e non visite uniltarali, e le frizioni euro-ungheresi continuano a salire. Ancora una volta, al centro di queste frizioni si trova l'Ucraina.
Franco de Stefani